La rete, internet nelle sue infinite pieghe riserba sempre delle sorprese e una di questa l’ho intercettata proprio ieri scovando la prima versione del piano sanitario elaborato dal Governo nazionale per il triennio 2011/13. All’interno del documento vi è un capitolo specifico dedicato al diabete che riporto integralmente, ma dagli enunciati sembra non esserci contemplata alcuna novità di rilievo o innovativa per l’accolita diabetica. Leggo i soliti richiami alla prevenzione e simili ma per quanto riguarda la struttura e mentalità organizzativa e assistenziale le cose dovrebbero restare così come sono (e vista la situazione drammatica cui versa il paese non è poco). Ecco lo stralcio del piano

L’assistenza alle persone con diabete ( mellito) rappresenta oggi uno dei principali problemi

di organizzazione dei “Sistemi Salute” a livello internazionale. Per le caratteristiche

epidemiologiche, cliniche e gestionali, nonché per l’impatto in termini di costi, il diabete,

esempio paradigmatico di malattia cronica, richiede la messa a punto di prototipi di “clinical governance”, che tengano in considerazione la condivisione delle informazioni, il ruolo di ogni attore coinvolto, la capacità di gestione da parte dell’organizzazione complessiva, e impone la ricerca di percorsi organizzativi che diminuiscano il più possibile l’incidenza di eventi acuti o complicanze invalidanti. È oggi riconosciuto che un sistema di approccio multidisciplinare e multiprofessionale, che agisca da collettore tra la medicina primaria ed i livelli specialistici secondari, con il coinvolgimento (empowerment) del paziente, possa essere in grado di ottenere i migliori risultati.

Il Piano, considerando che la sfida di una moderna cura della malattia è la gestione del

Percorso Assistenziale, si pone i seguenti obiettivi per il triennio:

• omogeneizzare ed implementare le attività di rilevazione epidemiologica finalizzate

alla programmazione dell’assistenza;

• migliorare la conoscenza circa la prevenzione, la cura e il trattamento del diabete

attraverso l’informazione, la formazione, l’educazione, lo sviluppo della ricerca sia

di base che clinica;

• prevenire o ritardare l’insorgenza della malattia diabetica ed identificare

precocemente le persone a rischio o con diabete;

• ridurre le complicanze e la morte prematura nelle persone con diabete di tipo1 e di

tipo 2;

• rendere omogenea l’assistenza, prestando particolare attenzione a quelle in

condizioni di fragilità e vulnerabilità socio sanitaria;

• assicurare la diagnosi e l’assistenza per le donne con diabete gestazionale e

raggiungere outcome materni e del bambino nel diabete pregravidico equivalenti a

quelli delle gravide non diabetiche;

• migliorare la qualità di vita e della cura per le persone con diabete in età evolutiva;

• migliorare la capacità del Sistema Sanitario nell’erogare e monitorare i servizi,

attraverso l’individuazione di strategie che perseguano la razionalizzazione

dell’offerta e che utilizzino metodologie di lavoro basate soprattutto

sull’appropriatezza delle prestazioni erogate;

• sviluppare l’empowerment dei pazienti e delle comunità;

• sostenere e promuovere idonee politiche di intersettorialità.

In conclusione si tratta di capire se, nella stesura definitiva del piano, ci saranno delle sostanziali novità, ma quello che balza immediatamente agli occhi è rappresentato dalla mancata previsione di un struttura nazionale del diabete in grado di avere la situazione sotto controllo e armonizzare i livelli di organizzazione dei servizi diabetologici nel paese. Perché le malattie non hanno confini a differenza della mentalità umana.