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La tavola apparecchiata e sopra ogni ben di Dio: antipasti, minestre, pasta, salse salate e dolci, secondi di pesce e carne, contorni di verdure cotte e crude, poi ancora dolci. E che è un incubo! Non più ora  grazie al microinfusore le privazioni della tavola, il dover fare la conta della conta dei cibi ammessi e quelli proibiti, poi il peso degli stessi e quindi il calcolo della dose d’insulina in rapporto al quantitativo di carboidrati da mangiare durante il pasto a seguito del valore glicemico riscontrato. Ecco tutta questa complicazione si è per fortuna semplificata e di molto.

Sia chiaro per coscienza e responsabilità, coerenza con la mia vita e quanto scritto nel blog ciò che dico non è un’istigazione alla trasgressione alimentare, anzi. L’ho sempre detto e ribadito così come lo hanno rimarcato le dietiste facendomi il mio piano alimentare: non ci sono alimenti proibiti per il diabete di tipo 1, l’unica vera elemento cui occorre prestare attenzione riguarda la quantità mangiata e quanta insulina fare.

Alla prova dei fatti oggi mi cibo di alimenti un tempo proibiti, faccio alcuni esempi: a colazione prendo le solite quattro fette biscottate da sempre, ovvero dall’età di quattro anni, con il latte; beh da un anno e mezzo sopra le fette ci spalmo la marmellata (con o senza zucchero non mi fa differenza) e burro d’arachidi, oppure la nutella nella misura di un cucchiaio a fetta, senza provocare reazioni avverse al compenso della glicemia.  Un’altra volta ho fatto un pranzo completo di antipasto, pasta condita, scaloppine al limone contorno di verdure cotte, mirtilli e dolce; anche in questo caso senza incorrere in alcuno svarione glicemico. Da tempo poi la pizza non è più un incubo per la mia glicemia e così ho completato la panoramica.

Certo l’unico punto di differenza che rimane alla fine della digressione alimentare riguarda un dato unico e universale per noi diabetici tutti: aver cura di noi significa sempre prendersi carico della tavola come forma dell’arredo finita e non infinita, quindi resta sempre da fare il conto della spesa alimentare calorica e che l’evento straordinario non si tramuti in straordinario.
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