L’edonismo epicureo del diabetico è di recente acquisizione, una conquista maturata negli ultimi vent’anni, a dire il vero c’erano anche prima ma erano dei seguaci sollazzo autodescrittivo e quindi non come fenomeno sodale ma di mero appagamento personale: La scuola di pensiero diabetica si appaga in varie forme e dimensioni: chi attraverso l’atto sportivo, atletico che sfocia poi nel godimento della tavola; chi attraverso i vissi dell’arte letteraria, poetica, figurativa e musicale per affrescare il tutto nell’evento alimentare, elemento comune alle due forme d’attuazione del pensiero edonistico epicureo, quella spartana e l’altra ateniese. Ricollegandomi all’ultima la scorsa settimana durante lo svolgimento del 3° premio letterario promosso dalla Federazione Diabete Giovanile in Roma, ho ascoltato con vivo interesse gli interventi  sul diabete dei senatori Antonio Tomassini – Presidente della 12° Commissione Igiene e Sanità e Ignazio Marino Presidente della Commissione d’Inchiesta sull’efficacia ed efficienza del Sistema Sanitario Nazionale. Il Senatore Tomassini ha messo in chiaro, da professionista esperto e informato, come il diabete rappresenti una delle prime cause di mortalità a livello globale e un pandemico di primaria incidenza, inoltre sulle cure ci sono molti passi da compiere a livello di ricerca anche se la strada avviata tramite l’impiego delle staminali consente di gettare le basi per cure remissive nel futuro, ma bisogna non farsi sedurre dagli annunci e titoli roboanti in quanto hanno solo scopo di vendere informazioni e attirare conseguentemente l’attenzione in modo strumentale. Infine il Senatore Marino, nell’ambito delle competenze della commissione da lui presieduta, ha messo in evidenza le distorsioni gravi di fruibilità delle medesime prestazioni a livello sanitario presenti da regione a regione. Un esempio drammatico è venuto dal caso di una giovane diabetica siciliana con il piede in cancrena che non riusciva a farsi fare l’intervento d’amputazione nell’isola, inoltre la differenza di costi tra le regioni per la fornitura degli strumenti di controllo del diabete a livello domiciliare. Insomma niente di nuovo al momento sotto il sole del diabete.

Io mi domando: il diabetico emiliano ha una malattia diversa da quello lucano? La risposta non l’aspetto di certo dai due autorevoli senatori e parlamentari ed è no! Allora occorre garantire un minimo comune denominatore per curare il diabete nel nostro paese, a cominciare da qualcuno che coordini tutto questo patchwork di sistemi. La prima cosa da eliminare sono gli sprechi veri.
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