Le epoche di grandi crisi e mutamenti epocali sono contrassegnate sempre da un fattore che le lega tra loro: la ricerca di un capro espiatorio su cui scaricare le colpe della crisi stessa. La storia recente e remota ci da tanti esempi che hanno avuto come vittime le fasce più deboli e indifese della società: minoranze etniche, linguistiche e religiose, omosessuali, zingari, malati e disabili per citarne alcune. Negli ultimi decenni di crisi e passaggi epocali ne abbiamo vissuti diversi e ancora ne vedremo per un po’: sempre alla ricerca di qualcuno con cui sfogare l’impotenza di massa ed in particolare del potere nel risolvere problemi da essi stessi generati. D’altronde quando accomuna essere spreconi e scrocconi del bene pubblico questo non è che fiorisce o diventa una miniera d’oro no?

Allora si dirà: cosa c’entra in tutto questo il diabete? C’entra eccome. L’ultimo bagno mediatico di titoli informativi circolanti ad ogni livello: dalla rete alla stampa e radio-tv ha ancora messo l’indice puntato verso il diabete, la sua inarrestabile diffusione tale da mettere a rischio fallimento l’intero sistema sanitario planetario, niente po’ po’ di meno che! Siccome è da almeno dieci che si marcia con queste campagne di allarmismo globale e si finirà per non trovare altro che continuare  a farlo, e la riprova di quanto dico la si può ritrovare nella inconcludenza operativa del vertice mondiale di Dubai proprio sul diabete,  l’impotenza genera paura e siccome il vero problema è un altro: la mancanza di volontà, inerzia della dei governi del pianeta ad affrontare e gestire i problemi di una popolazione che invecchia è chiaro come tutto ciò collegato al punto d’origine: pensioni, assistenza e sanità possono essere un certo capro espiatorio per la crisi. Secoli fa c’era durante le epidemie di peste la caccia all’untore e magari fra qualche anno si farà lo stesso col diabetico (a prescindere dal tipo)?

Spero di aver digerito male e che quanto scritto sia frutto dei brutti sogni fatti, ma come dice il molto onorevole Giulio Andreotti: “a pensar male si fa peccato ma ci azzecca”. Spero di aver pensato bene così da aver sbagliato.

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