Sono passati più di trent’anni dalla riforma sanitaria con il passaggio della relativa assistenza dalle mutue per settori lavorativi alle regioni, e ricordo come lo slogan dei primi anni 80 era: meglio prevenire che curare. E proprio la prevenzione, insieme alla cura ed alla riabilitazione, era uno dei cardini della legge di riforma sanitaria del 1978 ( la legge 833 ), legge peraltro che non venne compiutamente applicata e che ebbe a subire, nel tempo, modifiche ed integrazioni, anche queste rimaste, in parte, “sulla carta”. Peraltro la prevenzione è fondamentale per la tutela della salute.E’ una prima essenziale difesa contro molte malattie, soprattutto di quelle a più elevata incidenza sociale, quali, ad esempio, le patologie cardiovascolari. Nei suoi “consigli per un cuore sano” il celebre cardiochirurgo Christiaan Barnard, scomparso nell’isola di Cipro il 2 settembre 2001, affermò che se si fosse occupato prima di prevenzione, invece di salvare la vita a 150 dei suoi pazienti, avrebbe potuto salvare la vita a 150 milioni di persone. Comunque realizzare la prevenzione su vasta scala non è semplice, in quanto in tale materia –a parte la spesa che comporta- vi sono la prevenzione primaria, che riguarda le persone sane per evitare certe malattie, e la prevenzione secondaria, che concerne persone affette da malattie e serve ad evitare complicazioni, altri eventi acuti e consentire una buona qualità di vita. La prevenzione primaria è indubbiamente più complessa, in quanto si dovrebbero individuare aree di popolazione sulle quali praticarla,ma anche le classi di età interessate, le zone geografiche di riferimento, ecc. La prevenzione secondaria è più semplice da praticarsi, in quanto si coinvolgono direttamente i medici curanti ed i loro pazienti, che hanno tutto l’ interesse a “star bene” ed evitare altri guai alla loro salute. Ovviamente anche per questo tipo di prevenzione occorre la collaborazione dei pazienti, il loro interesse a seguire con costanza stili di vita razionali, terapie farmacologiche croniche, controlli periodici per monitorare le condizioni di salute. (tratto da Telemedicina – http://www.telemeditalia.it/it/edizioni/edizioni/detail/0/185/1040/prevenire-e-meglio-che-curare-.aspx?edition=20065 )

Pochi giorni fa ricercatori dell’Associazione Odontoiatri USA hanno ancora una volta messo in evidenza come la salute dentale nei diabetici sia importante, e in primo luogo la prevenzione della comparsa della parodontite è una complicanza del diabete non solo da evitare per scongiurare la perdita dei denti ma anche al fine di allontanare il rischio di ulteriori infezioni e l’insorgere di patologie cardiovascolari come infarto o ictus. Questi risultati non sono di per sé una novità poiché analoghe ricerche avevano già nei mesi e anni precedenti ribadito lo stesso risultato. Lo studio americano mette in luce come una migliore cura della salute del cavo orale nei diabetici è altresì importante per ridurre i costi a carico del sistema sanitario, che là sono notevoli in quanto a carico delle assicurazioni. Da noi il registro cambia: la prevenzione minima è garantita dal Servizio Sanitario Nazionale solo al diabetico 1 fino ai 18 anni d’età oppure in condizioni di estrema indigenza economica dimostrabile con modello ISEE e altro, per tutti gli altri c’è mastercard, ovvero si fa a proprie spese, e non aggiungo altro. L’unica cosa ancora una volta che desidero evidenziare è di avere massima cura dei propri denti e gengive, e anche per far questo occorre tenere il diabete ben compensato con una glicata dentro i parametri di guardia < 7.5, così si eviteranno ulteriori complicanze patologiche e, forse, l’esborso di ingenti somme di denaro. Smile!