Default Featured Image

Son partito da Bologna con le luci del pomeriggio forse tu mi stai aspettando mentre io attraverso il mondo. Alé questa giorno mi porta via, olè questa vita mi porta via…mi porta al mare. Si al mare, e a Genova per la precisione dove sono stato sabato scorso, all’interno del programma del Festival delle Scienze 2012, ho assistito alla conferenza le malattie incurabili: un’alleanza mondiale per sconfiggerle. Prospettive mediche verso la cura definitiva con i seguenti relatori: Camillo Ricordi, Daniela Ovadia, Niccolò Contucci, Carlo Alberto Redi, Lucia Monaco. Diabete, tumori, e altre gravi patologie croniche, affliggono milioni di persone nel mondo e hanno costi insostenibili per i sistemi sanitari. Da decenni si cerca la «cura definitiva». Grandi speranze si ripongono sulle staminali e, nel caso del diabete, le promesse più grandi vengono dal trapianto di isole pancreatiche, di cui Ricordi è il maggiore esperto mondiale. Ma la via verso la cura di queste gravi malattie, non passa solo dai laboratori, dipende anche dal modello di ricerca. Prendendo spunto dal libro La fine del diabete di Camillo Ricordi e Daniela Ovadia (Dalai editore), si è discusso in una sala stracolma di partecipanti (capienza massimo 85 posti a fronte di oltre 200 presenze) dei traguardi della ricerca e dei modi con cui è possibile finanziarla. Che fare quando una terapia sperimentale è promettente, ma non approvata dalle agenzie regolatorie? Chi determina le priorità di investimento? La tecnologia imporrà il modello di network internazionali di centri di ricerca, superando vincoli normativi? Ed è davvero un bene che tali vincoli vengano superati? Nel caso del diabete esiste già una realtà di questo tipo ed è il centro di Miami diretto da Ricordi. Sarà davvero questa la strada per sconfiggere le malattie oggi incurabili? La sfida è globale e impone forse un cambio di paradigma, che veda collaborare fianco a fianco il pubblico e il privato. Dal suo esito può dipendere la soluzione per malattie che colpiscono milioni di persone. L’occasione dell’evento era ghiotta, sia per gli argomenti trattati, avvincenti e ritengo vincenti, sia per incontrare “de visu” il prof. Ricordi, quello che è proprio considerare il n. 1 a livello mondiale nelle ricerca per la cura del diabete, ma anche una persona straordinaria per la determinazione e impegno proteso al raggiungimento dell’obbiettivo.

E la trasferta ai piedi della lanterna ne è valsa assolutamente la pena per avere il quadro con cornice dello stato dell’arte della ricerca scientifica sul diabete e le maggiori patologie incurabili che colpiscono l’uomo. I filoni principali entro qui oggi i ricercatori sono impegnati si rivolgono sostanzialmente su due grandi filoni: cellula – Le cellule staminali che possono essere recuperate a livello dell’embrione e del feto durante lo sviluppo rappresentano le cellule con una maggiore potenzialità di differenziazione. È possibile, dall’embrione preimpianto allo stadio di blastocisti (ovuli fecondati in vitro), isolare le cellule del nodo embrionale e coltivarle: in tal modo si possono ottenere migliaia di cellule embrionali staminali la cui principale caratteristica è data dalla grande capacità di differenziarsi negli altri tipi cellulari, tale ricerca è il fulcro per lo sviluppo della medicina rigenerativa di tessuti ed organi danneggiati. Una prospettiva ancora tutta da confermare e valutare è rappresentata dalla possibilità di usare i linfonodi come incubatori per far crescere e sviluppare cellule di altre parti del corpo. Questo potrebbe fornire un’alternativa al trapianto dell’intero organo quando questo risulta inevitabile per la sopravvivenza del paziente. Il secondo filone interviene sotto il profilo del sistema immunitario: si comincia con l’uso di un vaccino generico per aumentare i livelli di un modulatore del sistema immunitario il quale può causare la morte delle cellule autoimmuni rivolti ai nuclei insulino-secernenti del pancreas e temporaneamente ripristinare la secrezione di insulina nei pazienti umani con diabete di tipo 1. In sintesi la fase attuale della ricerca condotta da Denise Faustman. Ed infine un lactobacillo geneticamente modificato preso per bocca è riuscito a “riprogrammare” il sistema immunitario in un modello animale di diabete di tipo 1, quello giovanile, e a riportare i livelli glicemici nella norma. Lo studio, europeo, vede protagonisti ricercatori dell’università di Siena capeggiati dal prof. Dotta e dell’università di Lovanio.

Alla base di questi processi di ricerca, come a stigmatizzato il prof. Ricordi, c’è una esigenza insopprimibile per guardare e andare avanti a piè sospinto e sta nell’unire gli sforzi per dare forza al risultato finale: la cura liberatoria dalla malattia; questo si propone a livello mondiale il progetto – The Cure Alliance.