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December 4 2007 day 54 - Why do we have to be ...

La glicata mania è un dato oggi costante e dominante lungo l’arco dell’anno per il diabetico, normalmente la facciamo almeno tre volte e serve come si sa per vedere com’è il livello di compensazione della nostra glicemia: compensato, alterato o scompensato?

Ma cos’è questo esame, sotto un profilo di conoscenza globale? L’emoglobina glicata (emoglobina glicosilata, emoglobina A1c, HbA1c, A1C, o Hb1c; a volte anche HbA1c) è una forma di emoglobina usata principalmente per identificare la concentrazione plasmatica media del glucosio per un lungo periodo di tempo. Viene prodotta in una reazione non-enzimatica a seguito della esposizione della emoglobina normale ad alte concentrazioni di glucosio plasmatico. La Glicosilazione dell’emoglobina è stata associata con le malattie cardiovascolari, le nefropatie, e con la retinopatia del diabete mellito. Il monitoraggio dell’HbA1c nei pazienti con diabete tipo 1 può migliorare il trattamento.

L’emoglobina A1c fu separata dalle altre forme di emoglobina da Huisman e Meyering nel 1958 mediante una colonna cromatografica. Venne caratterizzata per la prima volta come glicoproteina da Bookchin e Gallop nel 1968.[3] Il suo aumento nel diabete fu descritto per la prima volta nel 1969 da Samuel Rahbar e collaboratori. La reazione che porta alla sua formazione fu caratterizzata da Bunn ed i suoi collaboratori nel 1975. L’uso dell’emoglobina A1c per il monitoraggio del grado di controllo del metabolismo glucidico in pazienti diabetici fu proposto nel 1976 da Anthony Cerami, Ronald Koenig e collaboratori.

Nel normale arco di vita di 120 giorni dei globuli rossi, le molecole di glucosio reagiscono con l’emoglobina formando emoglobina glicosilata. In individui con scarso controllo del diabete, la quantità della emoglobina glicosilata che si forma è molto più elevata che nei soggetti sani o nei soggetti diabetici con un buon controllo glicemico ottenuto dalla terapia. Un aumento di emoglobina glicosilata all’interno dei globuli rossi, pertanto, riflette il livello medio di glucosio al quale l’emazia è stata esposta durante il suo ciclo vitale. Il dosaggio della emoglobina glicosilata fornisce valori indicativi dell’efficacia della terapia monitorando la regolazione a lungo termine del glucosio sierico. Il livello di HbA1c è proporzionale alla concentrazione media del glucosio durante le quattro settimane – tre mesi precedenti. Alcuni ricercatori affermano che la porzione più grande del suo valore sia da attribuire ad un periodo di tempo relativamente più corto, da due a quattro settimane.

Nel 2010 l’American Diabetes Association Standards of Medical Care in Diabetes ha aggiunto l’A1c ? 6.5% come ulteriore criterio per la diagnosi clinica di dabete mellito, tuttavia l’argomento è controverso e questo criterio non è stato adottato universalmente.

Esistono diversi metodi di misura dell’HbA1c.

Nell’agosto del 2008 l’American Diabetes Association (ADA), la European Association for the Study of Diabetes (EASD) e l’International Diabetes Federation (IDF) hanno stabilito che, in futuro, l’HbA1c dovrà essere refertata con le unità della IFCC (International Federation of Clinical Chemistry). La refertazione in unità IFCC è stata introdotta in Europa, fatta eccezione per il Regno Unito, nel 2003, dove, il primo giugno del 2009 è stata introdotta la doppia refertazione che rimarrà in vigore fino al primo giugno 2011.

La conversione tra le due unità di misura può essere calcolata mediante la seguente formula: IFCC-HbA1c (mmol/mol) = [DCCT-HbA1c (%) – 2.15] × 10.929

DCCT- HbA1c IFCC-HbA1c
(%) (mmol/mol)
4.0 20
5.0 31
6.0 42
6.5 48
7.0 53
7.5 59
8.0 64
9.0 75
10.0 86

A partire dalla comparazione dei valori di emoglobina glicosilata con i valori medi di glucosio plasmatico nell’uomo, è stato possibile costruire la seguente tabella:

HbA1c (%) Glicemia media (mmol/L) Glicemia media (mg/dL)
5 4.5 80
6 6.7 120
7 8.3 150
8 10.0 180
9 11.6 210
10 13.3 240
11 15.0 270
12 16.7 300

Una riduzione dell’1% dei livelli di HbA1c riduce del 21% il rischio di complicanze complessive e del 21% la mortalità dovuta alle complicanze del diabete. (fonte Wikipedia).

Ma la glicata è sufficiente in sé per capire se il diabete va bene o meno? La risposta è no, non basta. L’esame eccellenza nel diabete offre uan quadro d’insieme di media senza una lettura sugli insidiosi picchi glicemici presenti nella vita quotidiana di un diabetico, sia verso l’alto (iperglicemia) che al basso (ipoglicemia). E per avere un quadro d’insieme affidabile e prossimo alla realtà circo il buono stato o meno della malattia l’American Diabetes Association chiede da alcuni anni a questa parte di leggere i dati della glicata assieme a quelli registrati nel corso dell’autocontrollo domestico della glicemia (diario glicemico) cosi da estrarre una media e una deviazione standard in grado di fornire un quadro reale circa la condizione del diabetico.

E tornando coi piedi per terra ieri mi è arrivato il risultato dell’emoglobina glicata che tra poco più di una settimana porterò alla visita di controllo del diabete, risultato: 6,8; praticamente stabile rispetto alla precedente di 6.7; così ancora una volta constato la sostanziale compensazione ottimale del diabete alla fine dell’anno in corso.