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ScrivoA cavallo, sono in groppa all’equino in questa parte dell’anno che sta tra un mese e l’altro. Si proprio ora fronteggio due eventi personali: il primo è costituito dall’ultima batteria d’esami per il diabete, tra cui la pluricitata e premiata glicata, test che mi aspetta domani, mentre la prossima settimana ho l’appuntamento per la visita diabetica di controllo.
La curiosità è data dal valore della glicata, poiché lo stesso è praticamente stabile, fermo, impalato ormai da un anno a questa parte, ma anche se non fosse sono tranquillo poiché la mia non è una gara e comunque il dato importante resta di mantenere un equilibrio, buon compenso glicemico.

Ma basta una buona glicata a rendere tutto bello e buono? No. I dati vanno letti nel loro insieme e integrati con altri riferimenti, poiché l’esame in questione non fornisce il quadro dei picchi glicemici conseguenza di una iperglicemia e ipoglicemia, come di una variazione del valore da una reazione negativa dopo un pasto in rialzo o ribasso. Pertanto è allo stesso modo importante leggere il dato della glicata intrecciato con le glicemie presenti nel diario dell’autocontrollo domestico, su carta o in digitale che sia basta averlo e farlo analizzare al diabetologo. Poi per completare l’affresco diabetico sono oltremodo importanti i dati relativi alle urine, glicosuria e acetone, perché dal buon filtraggio renale abbiamo una cartina di tornasole importante della nostra salute generale e diabetica in particolare.

Tutto questo rappresentato sarebbe il massimo per un controllo ottimale della malattia, ma so bene che le azioni in tal senso le compiono una minoranza esigua di diabetici. La buona parte fa solo glicemia, così come c’è un’altra fetta di gente assente da qualsiasi controllo.

Affrontare una prova è sempre un momento particolare nella vita di una persona e sappiamo bene come davanti al dato momento ci può essere la fuga, la titubanza e la istintiva reazione di buttarsi dentro.

Lo dico proprio in quanto ho tante volte avuto un misto di paura e rifiuto nel dover fare determinati esami e nel momento di aver l’esito il più delle volte era brutto, negativo, così da portare scoramento e voglia di non rifarlo più.
Poi col passare degli anni e soprattutto del tempo le cose sono cambiate, ma quanto è accaduto a me non succede ad altri e allora condividere tali passaggi credete possa essere d’aiuto? Io penso di sì, o almeno aiuta a riflettere prima di abbandonare ogni possibile via alternativa e magari migliore.
Il passaggio dall’età dell’incoscienza a quella della coscienza è obbligato e non accettarlo fa male alla vita di cui il diabete fa parte nel nostro caso.