Time_After_TimeVisto si elabori e senza parti dolorosi viene a mente di prendere un sacchetto per la frutta e verdura: quelli presenti nell’apposito reparto del supermercato/ipermercato che, non appena superi i quattro pezzi, si rompono subito facendo in modi di dover abbondare in sacchetti così per alimentare il circolo vizioso della spazzatura di cui noi diabetici siamo forti contribuenti: tra siringhe, penne, cannule, serbatoi, flaconi vuoti d’insulina, confezioni di ogni gnere e tipo, strisce, lancette. Tutto un campionario a buttare. Una malattia trash?

Ai poster l’ardua sentenza, ma anche ai sociologi, politologi, teologi, economisti, equilibristi e sindacalisti e tuttologi: a me non conviene lasciare libero l’ago con le catene poiché ho già provveduto a farlo negli scampoli di assenza, tra un certificato di malattia, uno sciopero di cortesia e rispondendo alle domande frequenti sugli stessi argomenti fatte via posta elettronica ma anche no.

E nel tragitto tra il 60 e il 15, tra un mendicante non iscritto all’albo e un accattano regolare devo sbadigliare per poter respirare e sentire l’odore ascellare prendere forma in questa corsa contorta offerta dai Trasporti Pubblici dell’Emilia-Romagna. Lo so forse se facevo il rappresentante per Acqua di Parma o più mestamente dell’Avon avrei annusato diversi essenze e viaggerei su di un SUV marcato Porche, ma sono diabetico e non ho il permesso di volo cosa posso fare? Neanche il cammello mi vuole supportare e allora tra uno sciopero corporativo, uno autonomo e l’altro generale a piedi tocca andare nell’attesa di un colpo apoplettico, un attacco di cuore, un colpo di Stato: chi è stato?

A proposito, l’iniziale stato di demenza probabilmente determinato dall’esser diabetico da tanti anni e tempo ha portato a farmi dimenticare un semplice evento e afflato storico per la specie umana di cui con distacco epico stavo per dimenticarmi e non potevo farlo: sono da poco entrato nel quinquennio di tempo di vita col microinfusore Medtronic (senza sensore, quello venne sei mesi dopo).

Beh non mi dilungo troppo poiché già vi ho tediato e anche molto nel corso dei tanti, troppi post trattanti l’argomento. Ma una dato di fatto lo desidero evidenziare e marcare a fuoco: se sappiamo accettare e governare lo strumento, applicandoci senza diventare matti, allora cambia in meglio la vita con il diabete. E quando lo affermo penso a come stavo prima con le iniezioni a penna e siringa con tutte le limitazioni che ora più non ho.

Ecco fermarsi a ricordare come attraversando il tempo e le le varie congiunture si può migliorare nella vita col diabete e trarre ragione di fiducia e speranza per guardare al domani con occhi diversi: non è mai troppo tardi ricordiamolo e lo ricordo a me.

Assaggiamo a piccolo morsi il tempo: è nostro e non ci verrà più restituito.