Avere a cuore la vita fatta di tanti elementi: la casa, il nostro partner, le persone cui teniamo, i nostri animali, ricordi, esperienze, viaggi e molto altro ancora. Rammento sempre con una velata nostalgia le giornate trascorse in allegria durante i periodi delle feste comandate (Pasqua, Natale ad esempio) quando, all’interno di un iconografico e suggestivo quadro familiare fatto di armonia e dolcezza, ebrezze sensoriali, profumi e aromi della e dalla cucina, una lacrima sul viso e nel riso, un carezza e un piatto spaccato in testa o una forchetta, un vaso lanciato dalla finestra nulla più resta se non il ricordo.
E per dirla con Epicuro e gli epicurei: “per star bene io mi curo, come? Sono fatti miei ma a te posso dirlo a tavola qualcosa di buono gradirei”. Come non essere d’accordo con cotanta affermazione, ma si sa di solo pane l’uomo non vivrà, gli servirà virtù e conoscenza, l’amore di Dio. A cui aggiungerei riconoscenza.
E il bravo diabetico lo sa e se non lo sa lo imparerà con l’andare del tempo che occorre aver cura di sé, anche quando diventa troppo tardi, l’importante è saperlo. Tale avviso lo rivolgo a quanti, come me, preferirono o tutt’ora fanno da se un po’ per sfiducia, un po’ perché si ritengono dei draghi, maestri della malattia e della vita, e ancora un po’ per fesseria, in particolare con quest’ultimo caso nel momento stesso dove ci sono soluzioni ai problemi e si ostinano a ignorarli a discapito della famiglia, figli, moglie ecc.
La vita si erge sui dei paradossi: cerchiamo di farla facile e ci infiliamo in un labirinto di complicazioni forse riuscendo a venirne fuori dopo aver sbattuto la testa diverse volte.
Ma ritornando alla questioni specifiche del vivere quotidiano con il diabete: dalla genesi ai giorni nostri, un fattore spesso trascurato o peggio ignorato, proprio durante la giovinezza e anche oltre, concerne la salute e lo stato del nostro cuore e circolazione sanguigna.
Senza fare voli pindarici e riflessioni astruse basta accennare a pochi passi per arrivare al punto della questione: non occorrono esami fantascientifici e complessi per avere le informazioni base sulla salute del nostro cuore e del sistema circolatorio, basta fare una volta l’anno l’elettrocardiogramma con annessa visita cardiologica e controllare la pressione arteriosa con periodicità. Succede invece, e non poche volte, che tali semplici controlli vengano ignorati sia dal diabetico come dal medico.
La presenza delle complicanze cardiovascolari non è ordinata per decreto: ci può essere familiarità come trovarsela per scorretti stili di vita tanto per semplificare. Ma in assenza di un monitoraggio periodico per cercare di prevenire i problemi il percorso si può fare più difficoltoso.
La pressione arteriosa sistemica sistolica si colloca tra 100-140 mmHg e la diastolica tra 60-90 mmHg. La pressione aumenta rapidamente nei primi giorni dopo la nascita per poi crescere più lentamente per tutta la vita, con incremento leggermente maggiore per la sistolica rispetto alla diastolica. Una pressione eccessiva è detta Ipertensione.
Per mere questioni di fisica, la misurazione a livello del braccio corrisponde al valore cardiaco. Una differenza tra le due braccia è sintomo di patologia (furto della succlavia, per esempio). Al di là del livello cardiaco, la pressione arteriosa sistemica varia naturalmente in base al punto in cui viene misurata, in base quindi anche alla postura, nonché allo stato di attività del soggetto, sia essa muscolare, gastroenterica o anche cerebrale; varia in base a stimoli emotivi o dolorosi, alla temperatura, all’uso di sostanze vaso o psicoattive (caffè, per esempio).
I noi diabetici di tipo 1 una prolungata ipertensione è causa della più comune di ipertrofia ventricolare sinistra. Se le resistenze periferiche aumentano il ventricolo sinistro deve contrarsi con maggiore intensità per vincerle, svuotarsi completamente e spingere il sangue in periferia. Questo fenomeno, a lungo andare, provoca delle modificazioni cardiache che, sommate a quelle coronariche indotte dall’ipertensione, aumentano fortemente il rischio cardiovascolare (sino a triplicarlo rispetto ai soggetti ipertesi ma senza IVS).
Onde per qui non trascuriamo questo lato della nostra salute.