E anche questa volta ci sei cascata. Quel pezzo di cioccolato era li e non hai saputo resistere. Di nuovo. Per l’ennesima volta. Solo che questa volta per quel pezzo ti fai l’insulina. E c’è qualche differenza chiederebbe qualcuno? Alla fine è sempre un dolce…Eh si, è sempre un dolce. E come eh si che fa la differenza. Fa differenza per una che per anni ha mangiato di nascosto. Fa la differenza per una che mangiando non si faceva l’insulina e così che finiva per farsi male. Qualcuno sgrana gli occhi dallo stupore, perché non crede che tu l’hai fatto (o che soprattutto non pensa che ne saresti stata capace). Qualcun’altro ti guarda con quel sguardo pietoso che tanto odi, senza capire il perché di quel “gesto”. Eh già. Pochi sanno il perché di tutto questo. Così come ancora meno capiscono il perché. E così che ti metti a scavare nel passato. A cercare di capire com’è cominciato tutto. E ricomincia tutto da quella bambina che prima del diabete neanche sapeva cos’erano i dolci. Lei adorava quella fetta di pane condito sopra con solo olio e sale…E infatti quando si scopre che lei ha il diabete, la gente rimane sorpresa, perché il diabete era la malattia dolce, quello che veniva a chi mangiava i dolci…E lei non li mangiava. Non era possibile che avesse il diabete . E a questo punto ti viene in automatico dire: beata ignoranza. Vabbe. Andiamo avanti. Arriva la scoperta del diabete. Scoperta che in quei anni nessuno ti mette al corrente. Ricordi solo che ti ritrovi a farti delle punture, a mangiare tutto pesato e soprattutto a dirti che non dovevi mangiare dolci…E li cominci a chiederti cos’hanno di così speciale quei dolci. Così che un giorno, per curiosità cominci a provarli. Beh. Non sono male, anzi… Ma ancora non capisci cosa ti potrebbero fare visto che tutti li nascondono. Poi il diabete comincia ad andare male. E tu ti ritrovi a dire: ma se mi prendo un piccolo cioccolatino non cambia niente, tanto il diabete va male lo stesso. E così vai avanti. Ma di nascosto. Perché tutti continuano a dire che non li devi mangiare. E poi arriva l’adolescenza. Ti ritrovi sovrappeso. E ci stai male. Ma nessuno capisce. Anzi, ci sono solo prese in giro. Che si aggiungono alle prese in giro per il diabete. O per il modo come parli. E poi c’è il fatto che pensi che nessuno ti vuole bene perché tu hai il diabete, sei difettosa… E li non ne esci più intera. Ti spezzi in mille pezzi. E ti ritrovi da sola. Perché vedi intorno e senti che “tutto va bene”, la gente sorride, non pensa a te, la loro vita va avanti e tu non ne fai parte…E li commetti quello sbaglio di pensare che quei dolci ti possono fare stare meglio. Che possono riempire quel vuoto che hai dentro…E vai avanti. A mangiare. A nasconderti. A non farti l’insulina. A farti male. Perdi il controllo di tutto. Del diabete che va male perché non riesci più a tenere sotto controllo le benedette glicemie, che alla fine non è che hanno poi tante colpe, con tutti quei dolci…Ma a fermarti non riesci. Non subito. Però piano piano cominci a capire che ti stai facendo davvero male. Che dopo una vita che fai così, forse sarebbe davvero l’ora di cominciare a smettere, di mangiare bene. Ti volerti bene. E se proprio ne hai voglia di un dolce, di un cioccolatino , beh, la calcoli e fai l’insulina. Quella non la devi lasciare…Solo che per capire questo tocchi il fondo. Ma proprio il fondo. Ma anche così, anche da sola, ritrovi la forza di risalire. Non è facile. Ma ci riesci….
Non avrei mai pensato di mettere nero sul bianco queste parole/pensieri/ricordi. Ma adesso sento che glielo devo a quella bambina e adolescente di una volta. A MG. A tutte quelle persone che si sentono dei alieni perché non hanno nessuno che li possa capire. A quelle persone che si sentono giudicate per il diabete o altre cose. A quelle persone che pensano di non essere mai abbastanza. Sapete che? Siamo anche troppo. Ma davvero. Così tanto che non ne vale la pena rovinarci la vita mangiando un pezzo (anche di più) di cioccolato di nascosto e non fare l’insulina. Che persone che ci vogliono bene ci sono, dobbiamo solo renderci conto. Ma soprattutto dobbiamo volerci bene. Perché tutto parte da noi…