Siamo alle solite: ovunque la si metta la chiavetta ci impiega sempre un bel po’ a fare il suo mestiere. Non sto parlando della chiavetta usb, anche se il meccanismo di inserimento è lo stesso, il riferimento lo rivolgevo al gingillo token ring la cui utilità sta nel scaricare i valori glicemici e affini memorizzati nel microinfusore della glicemia raccolti in un determinato arco di tempo dal sensore continuo glicemico e glucometro e invianti alla cloud server di Carelink, il software che funge da diario glicemico evoluto per gli strumenti della Medtronic.
Da uomo dell’evo antico informatico dovrei essere avvezzo alle lentaggini dei primi personal computer, ma forse facevo prima a recarmi ad Arezzo? Una domanda non solo lecita ma anche percorribile nel frangente attuale. Si sa: l’informatica parla mille lingue e codici mentre io sogno lasagne verdi.
D’altronde ogni ditta ci mette del suo, quindi il marchio A usa il programmino Z e via di questo passo dentro una accozzaglia di sigle e sotto pieghe di sistema in cui finiamo per perderci. E spesso, volentieri venirne a capo anche con la rete o motori di ricerca di turno – Google in testa – si va per saltare minestra e pasto. Ricordo sempre con un certo mal di pancia quelle due occasioni in cui ebbi modo di tentare una ricerca per capire la sigle di alcuni esami di laboratorio e solo dopo diversi tentativi arrivai alla conclusione, per analisi induttiva, come lo stesso nome veniva dato in modo diverso ma alla fine col medesimo significato.
Pertanto la cosa migliore da fare per non finire a nuotare in altro mare è di scaricare i dati una volta ogni due settimane, poiché, se fate come me, vi troverete a impiegare mezz’ora per fare il trasferimento dei valori di due mesi, anche con le migliori dotazioni strumentali in possesso (PC e velocità di rete).
In questo mondo fatto di chip e chop non resta che dirci una cosa: la frutta secca fa bene ma restare a secco no: occorre idratarci d’acqua e informazione, come si è scritto in queste pagine nei giorni scorsi. Non possiamo morire di dati e informazioni, restare soffocati in un groviglio di cavi e cablaggi, cloud e tsunami aerei. Occorre mettere ordine, invece in campo diabetico sembra tale bisogno mancare proprio. Così restiamo impotenti: accidenti! Se si esclude qualche smanettone runner in grado di pistolare coi dati, la stragrande maggioranza di noi, me compreso, finisce per trovarsi ostaggio del marasma informatico-diabetico. E con il passaggio dall’epoca dell’arte d’arrangiarsi italica a quella contemporanea del: mi sbrigo in un attimo, poi te lo cercano ancora su “Chi l’ha visto?” Beh a questo a punto sapete cosa vi dico? Scompaio pure io…
Ma prima di farlo porto a sintesi i valori della settimana lasciata alle spalle, con una media glicemia pari a 160 mg/dl e in attesa degli esiti di laboratorio degli esami di routine per il diabete.