Oggi mi addentro nel lato oscuro della materia grigia e bianca che in noi ha sfumature di rosa e azzurro con accensioni in ordine sparso della sostanza cerebrale. Un ponte tra levante e ponente giusto per darci un senso d’orientamento. Come per trovare la strada di casa senza tecnologie ma sono con il nostro istinto e fiuto: tipo il cane Pluto.
Succede di aver bisogno d’aiuto, esempi se ne possono fare diversi: restiamo a piedi con l’auto, si rompe il rubinetto del bagno solo per accennarne qualcuno. Il soccorso può essere gratuito o a pagamento dipende.
Ma accade anche che non ne vogliamo sapere mezza: un poco per orgoglio, un poco perché ci siamo abituati ad arrangiarci e fare da noi, comunque sia l’esito finale è sempre lo stesso: autarchia e oggi il fai da te sembra trovare sempre più proseliti, accoliti.
Or dunque con tutta questa descrizione ci rientra una parte della popolazione diabetica di tipo 1, e con particolare riferimento a coloro che ebbero l’esordio in età infantile o comunque giovanile. L’esempio tipico, e ha riguardato anche chi vi scrive, lo si ha proprio nel mezzo di una crisi ipoglicemica in stato di semi coscienza, ecco proprio in quel esatto frangente succede di non volerne sapere di essere aiutati, anzi c’è un resistenza fisica, anche violenta nel rifiutare aiuto (acqua e zucchero): riflesso condizionato?
Beh mi madre raccontava di quando cadevo in coma ipoglicemico da bimbo e ragazzo, ed entravo in una forma di temporanea “rigor mortis”, e in quel periodo non riusciva a darmi zucchero, poiché nella preistoria il glucagone manco esisteva l’unica soluzione urgente era di andare al pronto soccorso per farsi delle flebo di glucosata.
Ma eccezione a parte resta fermo il punto ricorrente, frequente del rifiuto d’aiuto e in questa condizione presente il fenomeno si ripropone in diversi modi, basta leggerlo negli episodi sempre più riproposti dai fatti cronaca riportati dai media di diabetici soccorsi in extremis o deceduti per mancanza di informazioni circa la loro patologia così da poter intervenire per tempo in modo utile.
Insomma viene da affermare che a noi diabetici non piace farsi rompere i coglioni e a livello mentale, comportamentale esista una sorta di comando che agisce diretto alla volontà di autospegnimento: ipotesi lugubre? Forse, ma a mente fredda sul mio vissuto e vicino ad altri compari di malattia, la tesi qui posta non è affatto peregrina, anzi!
L’ultima ciliegina sulla torta la si ottiene proprio con la tecnologia: i nuovo microinfusori in corso di uscita sul mercato (compreso l’ultimo Medtronic) dovevano contenere un GPS così da aiutare i soccorsi in caso di malessere del diabetico e necessità di reperire la sua posizione geografica. Bene sono stati propri i diabetici a non volere l’introduzione di tale tecnologia.