In quel groviglio di organi, carne e sangue, nervi ammassati, incastrati dentro di noi, proprio dietro allo stomaco, quasi a fargli paura o semplicemente vigilarlo c’è Il pancreas: una voluminosa ghiandola annessa all’apparato digerente: tanto spazio per far poi poco. Questa lunga lingua interna è formata da una parte esocrina e una endocrina. La sua principale funzione è quella di produrre succo pancreatico (prodotto dalla parte esocrina), insulina e glucagone (entrambi prodotti dalla parte endocrina). Il succo pancreatico ha la funzione di digerire alcune sostanze nell’intestino tenue, mentre l’insulina ed il glucagone hanno come principale funzione quella di controllare la concentrazione di glucosio nel sangue. Il pancreas è una grossa ghiandola di forma allungata, rassomigliante ad una lingua più spessa nella sua porzione mediale, accolta nella concavità del duodeno, e più sottile e schiacciata nella sua porzione laterale che si spinge fino all’ilo della milza, in direzione antero-superiore rispetto alla testa. Si trova compreso tra L1 e L2 (prime due vertebre lombari) la coda risale sino alla 7ª costa, ed è un organo retroperitoneale. Chi ha il diabete tipo 1 gli manca pressoché totalmente la secrezione dell’insulina causa l’eliminazione sul nascere delle cellule beta da parte degli anticorpi del sistema immunitario, come narrato in una infinità di occasioni all’interno del blog. E fin qui la sceneggiatura sintetica di base del come nasce il diabete tipo 1, dopo, a seguire la storia di ciascun diabetico si divide: frutto delle diverse variabile di natura fisiologica come personale, sociale e culturale, ma di questi ultimi aspetti la medicina non ne tiene conto, così come i vari attori che rappresentano la patologia nel consesso umano e collettivo (associazioni, social network, partiti, sindacati, religioni, istituzioni). Tutti accomunati da un vate collettivo: chittesencula (significa: che non te ne freca niente).
Sul volto di ogni diabetico c’è una storia che in pochi saranno in grado di leggere. Troppi finti sorrisi hanno coperto le sue lacrime. Troppi: “Sto bene” hanno reso muto il suo dolore. Tante emozioni sono scorse sulla sua pelle, sprofondando dentro ai pori di essa fino a modificarle l’anima. Sul volto di ogni diabetico c’è una storia che difficilmente verrà raccontata per intero ad un’altra persona, forse perché a volte evitiamo di raccontarla nuovamente anche a noi stessi. Spesso i diabetici nascono e crescono fiduciosi e comprensivi verso le persone che incrociano nel loro cammino, ma poi quando assaggiano il dolore che causa l’aprire gli occhi di fronte alla verità; ecco che quella fiducia e comprensione nel prossimo comincia a svanire. Essa diviene sempre più debole e più preziosa da concedere. In ogni persona ci sono due mani, alcune hanno lavorato, amato, abbracciato e aiutato… Altre hanno applaudito fallimenti, picchiato e passato il tempo puntando le dita contro altre persone, magari uccidendole. In ogni diabetico c’è un “Cuore”, ma non tutti i cuori sono degni di essere chiamati tali. Il cuore è il più grande contenitore d’amore, di umiltà e di umanità e non tutti purtroppo conoscono questi valori. Esse incontreranno tanti tipi di persone: Alcune le ameranno in modo incondizionato e saranno ricambiate nello stesso modo. Altre le ameranno in altrettanto modo incondizionato per ricevere da esse solo delusione… Una delusione che lascerà loro profonde ferite. Saranno proprio queste ultime a modificarle per sempre dentro.
Il mio diabete: a otto anni ormai di vita ecco la sintesi del perché e per come ho voluto esprimere in sintesi il percorso di una vita, la mia e un poco anche la vostra, con il diabete tipo 1, e rimarco tipo 1 poiché questa forma della malattia accompagna l’esistenza ormai da sempre. Così a memoria futura nell’attesa della medicina rigenerativa cura prossima ventura, lascio una piccola memoria prima di andare in “pausa”.