Buongiorno! Mi presento: sono Alberto Quarto e per un breve periodo, spero, sostituisco Roberto nella scrittura dei post con la speranza di riuscirvi pubblicando pezzi di vostro interesse. Al momento non ho intenzione di redigere note biografiche poiché mi sanno tanto di necrologio preventivo ma una piccola presentazione la desidero fare. Ho 45 anni sono diabetico dall’età di 15 anni quindi tipo 1 ma preferisco definirmi ibrido così faccio contenti tutti! Amo amare e fare sport. E proprio con il post d’esordio gradisco affrontare un argomento poco trattato in questo blog: pesca e diabete (lo sport preferito dall’uomo, perché il pesce fa bene a tavola e l’attività ittica ancor più).
Ecco allora che casca a fagiolo un disciplina che pratico da cinque anni in qua con ottimi risultati per corpo, mente e diabete: il Boot Camp una pratica sportiva proveniente dagli States e ormai molto popolare anche in Europa, ovvero la durezza dell’addestramento dei soldati americani può tornare utile per stare meglio e nel mio caso funge.
L’allenamento proposto dal Boot Camp riassume i principi del training utilizzato nell’esercito a stelle e strisce e a prima vista potrebbe sembrare un maltrattamento più che una forma di addestramento. Il dispendio energetico è infatti molto elevato, garantito soprattutto dall’uso combinato di tutta una serie di discipline sportive coniugate con tecniche militari.
Gli istruttori promettono fatica, ma anche risultati apprezzabili fin dai primi giorni: dimagrimento, naturalmente, tonificazione di braccia, seni e glutei, una postura migliorata e un senso generale di benessere psico-fisico.
Come in un campo di addestramento militare, gli istruttori urlano in continuazione per stimolare le persone alla massima resa fisica, ma la nuova disciplina non è solo per uomini, come testimonia l’entusiasmo di tante donne che accorrono alle lezioni che si tengono nei Bridal Boot Camp, veri e propri campi militari dove la fanno da padrone flessioni, scatti, serie infinite di addominali e camminate sulle mani.
Una lezione tipo ha una durata che va dai 60 ai 90 minuti ed è costituita da diverse sezioni. Si inizia con un riscaldamento a base di corsa, prima di passare ad esercizi aerobici, anaerobici e di resistenza. La lezione si chiude con un’altra corsa di pochi minuti come esercizio di defaticamento e con una breve sessione di stretching per allungare muscoli e articolazioni.
Uno delle originalità del Boot Camp è proprio la scelta di dare spazio quanto più possibile alla fantasia e ricorrere il meno possibile agli attrezzi convenzionali per svolgere gli esercizi fisici. Così, il bilanciere viene sostituito da un tronco d’albero, i manubri per fare i bicipiti lasciano il posto a sacchi di sabbia.
L’altra caratteristica fondamentale sta nel fatto che il Boot Camp è essenzialmente una pratica da svolgere all’aperto, per sfruttare al meglio gli elementi che l’ambiente mette a disposizione. Tuttavia, molti centri sportivi si sono organizzati per replicare questo tipo di addestramento anche al chiuso.
L’aspetto più interessante riguarda il tipo di organizzazione dei campi che si è creato negli Stati Uniti e che sta prendendo piede anche in Italia, nel senso che la persona interessata può inserire i propri dati nei forum dedicati alla disciplina, segnalando il parco in cui vorrebbe allenarsi e l’orario preferito, e aspetta l’adesione di altri. Quando si raggiunge il numero di 6 partecipanti nello stesso luogo, l’organizzazione del forum manda un istruttore sul posto e le lezioni hanno inizio. Basta cliccare su www.bootcamps.com e segnalare il parco più vicino (o quello più comodo o quello dove si desidera allenarsi) e le ore di allenamento preferite.
Sull’efficacia dell’allenamento proposto, gli istruttori di Boot Camp non hanno dubbi; non importa il livello da cui si parte, quel che è certo è che lo sforzo prodotto alla fine darà i suoi risultati, facendo riconquistare quella forma e quel benessere psico-fisico a lungo cercati. Il Behavioral Diabetes Institute in proposito stigmatizza l’utilità dei Boot Camp per il diabete tipo 1 e 2 in quanto aiuta ad affrontare e superare le barriere sociali, emotive e psicologiche per vivere una vita lunga e sana con la malattia. Tutto si basa sulla regola delle tre D: determinazione, dedizione, disciplina.