Anche la HbA1C vuole la sua parte e il caldo la mette in disparte, mentre né di venere né di marte non si arriva o si parte. Lasciatemi proferire codeste proverbiali parole che escono dall’intimo pensieri e recondito animo di chi, causa geriatria avanzata incombente e diffusa nell’alveo domestico, come me è dovuto restare in città a vigilare l’evoluzione della popolazione anziana strettamente correlata (babbo e affini). E così nel 2015 mi godo la calla estiva che a Bologna e dintorni raggiunge e ha raggiunto punte di notevole interesse climatico e termico.
Come molti sanno e provano sulla loro pelle il caldo ammazza ma il diabete non stramazza anzi l’estate gli fa bene come si conviene, perlomeno nella maggioranza dei casi identificati e tra questi il mio. I valori glicemici e le reazioni da carico sono ottimali come le medie della glicate ottengono in tale stagione un valore buono e migliorato rispetto all’inverno
Ogni medaglia ha però un lato positivo e uno negativo: se la parta buona la si ricava dalla tenuta ottimale della malattia e quindi da una vita più aperta, dinamica e ottimista lungo il frangente stagionale; il punto negativo può ricadersi sul farmaco centrale nella terapia del diabete. Insulina.
Come si, e non c’è bisogno lo stia a ricordare poiché ogni volta che si va in farmacia a ritirare la confezione d’insulina il farmacista ci rammenta di conservarla in frigo. Tale medicamento o meglio sostituto ormonale nel caso del diabetico tipo 1, il cui pancreas non ne produce causa una falla nel sistema immunitario che attacca le cellule beta sul nascere scambiandole per intruse e così costringendoci a farci le iniezioni più volte al dì per non morire.
La questione di fondo è e resta come conservare l’insulina in modo ottimale affinché non perda la sua efficacia, il che sarebbe deleterio per la nostra salute. Ovviamente fintanto che non la adoperiamo va conservata e tenuta nel frigorifero. Una volta aperta, sia in versione flacone che penna, il principio attivo resta tale per massimo un mese, passato il quale è necessario gettare quel che ne rimane dentro.
Che fare in senso pratico? Oggi per il trasporto in temperatura del farmaco ci sono diversi utili strumenti all’uopo: refrigeratori portatili, sacchetti e confezioni autorefrigeranti e molto altro ancora. Basta fare una ricerca in internet e avremo modo di sbizzarrirci.
Ma anche senza l’apporto delle tradizionali tecnologie di refrigerazioni ci metodi “arcaici, primitivi” altrettanto funzionanti e da me testati durante il pleistocene diabetico: avvolgere la confezione d’insulina in una pellicola trasparente, per proteggerla meglio, e metterla sotto terra di 60 cm o sotto la sabbia della stessa profondità e si manterrà nel range di temperatura richiesto.