Dammi una lametta che mi taglio le vene faceva il titolo della canzone di Donatella Rettore, ebbe dentro queste poche e semplici parole si enuclea una atto, fatto molto caro a noi diabetici: la rimarginazione delle ferite
Bene fin dalla notte dei tempi del mio diabete i pediatri diabetologi avevano fatto talmente una testa a mia madre sul rischio che incorrevo da tagli e conseguenti ferite con il risultato di ritrovarmi praticamente e pressoché chiuso in un’ampolla di cristallo. E devo dire che l’educazione alla paura esercitata dagli allora medici della pediatria è stata talmente efficace da lasciarmela in eredità vita natural durante. Non una paura per tutto e tutti, ma per determinate cose e pratiche quotidiane. La malattia se non viene rapportata in modo positivo e spiccio oltreché con un approccio educativo sostanziale, ci porta a diventare un poco, ma anche molto paranoici fino ad arrivare al un delirio cronico, basato su un sistema di convinzioni, principalmente a tema persecutorio, non corrispondenti alla realtà. Questo sistema di convinzioni si manifesta sovente nel contesto di capacità cognitive e razionali altrimenti integre. La paranoia non è un disturbo d’ansia, ma una psicosi. Si tratta in sostanza, non di una sensazione di ansia o di paura, ma di disturbi di pensiero (giudizio distorto, sbagliato) di cui si ha raramente coscienza.
Se il diabete si trasforma in un tormento per l’anima si possono presentars molti disturbi psichici come, ipocondria, parassitosi allucinatoria, pseudologia fantastica (mitomania), disturbo bipolare in fase di mania. Naturalmente l’effetto combinato e disposto con l’ansia: uno stato psichico, prevalentemente cosciente, che si caratterizza con una sensazione di preoccupazione o paura, più o meno intensa e duratura, che può essere connessa o meno a uno stimolo specifico immediatamente individuabile (interno o esterno) ovvero una mancata risposta di adattamento dell’organismo a una qualunque determinata e soggettiva fonte di stress per l’individuo stesso, porta ad effetti roboanti e vulcanici nel nostro essere sul mondo che ci circonda.
Beh appunto per riderci, o comunque sorriderci su, a causa della fobia da tagli di cui sopra mi sono sempre fatto la barba con il rasoio elettrico fin dalla crescita della peluria in viso, ma il risultato era insoddisfacente poiché la rasatura con l’utensile non ha il livello di completezza fin nei minimi particolari fornita dal taglio tradizionale manuale. Poi un bel dì, passati i quaranta d’età, decisi il passaggio epocale e con grande soddisfazione approdai al metodo antico manuale: certo qualche taglio ci scappa ma con una rimarginazione rapida della ferita.
Ecco desidero fare una considerazione importante: imparate a conoscere voi stessi anche da queste piccole cose e azioni quotidiane poiché avrete meglio compreso fin dove potete arrivare e andare. Serve sempre ricordare che ogni essere vivente è unico, diabetico compreso, quindi nessuno di noi deve fare la parte del topo come nella fiaba del pifferaio di Hamelin trascritta, fra gli altri, dai fratelli Grimm (titolo originale Der Rattenfänger von Hameln). È anche nota come Il Pifferaio Magico.
Ovvero ciascuno deve adattare la malattia alle proprio esigenze e caratteristiche.