Come ogni anno, il prossimo 17 maggio si terrà la Giornata Mondiale dell’Ipertensione Arteriosa (WHD), che pur non essendo una malattia, è la prima causa di mortalità al mondo. Nella maggior parte dei casi non dà sintomi e non ha una causa evidente. Si parla di ipertensione arteriosa quando i valori di sistolica e/p di diastolica superano i 140 mmHg (per la massima) o i 90 mmHg (per la minima). Il valore della pressione arteriosa dipende in massima parte dallo stile di vita adottato.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha creato una lista di linee guida per la prevenzione ed il trattamento dell’ipertensione arteriosa: controllare il peso corporeo, contenere il consumo di alcol, evitare il fumo, limitare le condizioni di stress, ridurre l’apporto di sale e il consumo di alimenti che ne sono ricchi (ad esempio gli insaccati e molti dei prodotti pronti e precotti), contenere il consumo di grassi animali, non abusare di liquirizia, seguire una dieta ricca di cereali, frutta, verdura e agrumi, esercitare regolarmente un’attività fisica.
L’ipertensione arteriosa colpisce circa il 50% della popolazione a livello mondiale ed spesso presente in tutti e due le principali forme di diabete, Tipo 1 e Tipo 2, a volte per cause scaturite o concomitanti alla stessa patologia, altre volte per origine genetica, ereditaria.
Data la familiarità del diabete con le patologie cardiovascolari e nefropatiche è sempre opportuna, specie in età adulta dopo i 20 anni ricordarsi di tenere monitorata la funzione cardiaca e i livelli pressori di tanto in tanto.
Un particolare livello di attenzione va preso per coloro che hanno storie in famiglia (genitori e parenti stretti) di ipertensione arteriosa, infarti e ictus con effetto fatale come non. Occorre informare in primo luogo sia lo specialista diabetologo che il proprio medico di base per valutare se il caso di attivare accertamenti o meno di verifica del caso.
L’azione pratica che possiamo fare in proprio è data dalla misurazione domestica della pressione arteriosa oggi ampiamente disponibile su piazza con i dispositivi automatici di rilevazione.
A tale proposito per mere questioni di fisica, la misurazione a livello del braccio corrisponde al valore cardiaco. Una differenza tra le due braccia è sintomo di patologia (furto della succlavia, per esempio). Al di là del livello cardiaco, la pressione arteriosa sistemica varia naturalmente in base al punto in cui viene misurata, in base quindi anche alla postura, nonché allo stato di attività del soggetto, sia essa muscolare, gastroenterica o anche cerebrale; varia in base a stimoli emotivi o dolorosi, alla temperatura, all’uso di sostanze vaso o psicoattive (caffè, per esempio).
In noi diabetici di tipo 1 una prolungata ipertensione è causa della più comune di ipertrofia ventricolare sinistra. Se le resistenze periferiche aumentano il ventricolo sinistro deve contrarsi con maggiore intensità per vincerle, svuotarsi completamente e spingere il sangue in periferia. Questo fenomeno, a lungo andare, provoca delle modificazioni cardiache che, sommate a quelle coronariche indotte dall’ipertensione, aumentano fortemente il rischio cardiovascolare (sino a triplicarlo rispetto ai soggetti ipertesi ma senza IVS).
Buona pressione a tutti!