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Per gli anziani con più malattie croniche, quali il diabete, la depressione, le patologie cardiache e altre, il coordinamento delle cure sembra avere il maggiore impatto per una salute migliore, secondo uno studio pubblicato su CMAJ (Canadian Medical Association Journal)

Entro il 2050, ci saranno 2 miliardi di persone in tutto il mondo di oltre 60 anni d’età. Gli anziani sono la popolazione demografica in più rapida crescita in Canada e quasi la metà ha più patologie croniche e consuma una parte consistente della spesa sanitaria. Ci sarà un numero maggiore di persone con malattie croniche, ma c’è una mancanza di comprensione circa l’impatto di approcci efficaci per la gestione di più malattie croniche nei pazienti.

Per colmare questa lacuna, i ricercatori hanno condotto una revisione sistematica di tutti gli studi sull’argomento pubblicati in qualsiasi lingua tra il 1990 e il 2017. Nell’analisi finale, hanno incluso 25 studi, molti dei quali sono stati randomizzati e controllati, con 12 579 anziani (media età 67 anni). Gli autori hanno scoperto che le strategie di coordinamento delle cure (ovvero l’organizzazione di diversi fornitori e servizi per garantire un’assistenza sanitaria tempestiva ed efficiente) hanno il più grande potenziale di miglioramento della salute negli anziani con più malattie croniche. Ad esempio, il coordinamento dell’assistenza che coinvolge la gestione dei casi, l’autogestione e l’educazione dei pazienti e dei fornitori ha ridotto significativamente i sintomi della depressione negli adulti con depressione combinata e broncopneumopatia cronica ostruttiva o in quelli con diabete e cardiopatie combinati.

“Il nostro studio evidenzia la mancanza di interventi specificamente focalizzati sulla gestione di malattie croniche coesistenti negli anziani , specialmente quelli che appaiono in gruppi come: il diabete, la depressione, le malattie cardiache e la broncopneumopatia cronica ostruttiva. La depressione è comune nei pazienti con diabete e poiché ciascuno può essere un fattore di rischio per l’altro, l’auto-cura e l’assunzione corretta dei farmaci rappresenta una sfida per migliorare la salute “, afferma l’autrice principale Monika Kastner, North York General Hospital e l’Università di Toronto, Toronto, Ontario.

Gli autori sottolineano che le linee guida cliniche di solito si concentrano su una singola malattia, quindi la gestione della multimorbidità può essere schiacciante per i pazienti e difficile per gli operatori sanitari a causa della complessità dei trattamenti sovrapposti o in conflitto con potenziali interazioni avverse. Essi suggeriscono che gli interventi per gestire più malattie croniche non dovrebbero concentrarsi solo sugli aspetti clinici dell’assistenza, ma anche considerare le priorità e gli obiettivi di salute dei pazienti e il loro benessere sociale ed emotivo.

In un editoriale correlato, il dott. Ken Flegel, vicedirettore, CMAJ, scrive “quando pensiamo alla diagnosi, di solito consideriamo una possibilità per una malattia alla volta: quando pianifichiamo l’indagine o l’intervento di gestione, facciamo lo stesso. E’ essenziale per la chiarezza del pensiero, ma non tiene conto del fatto che una malattia può influenzare il corso di un’altra coesistente. “