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La terza testimonianza settimanale questa volta è autoreferenziale, sì perché oggi c’è una data simbolica oramai: i miei 57 anni di vita con il diabete tipo 1, 57 anni passati dalla diagnosi della malattia nel lontano 1963. In questo spazio ho spaziato ampiamente sia in termini di post che con una pagina dedicata alla storia personale con il diabete e quindi cosa posso aggiungere di nuovo ora?

Una sola.

Ho cominciato la vita diabetica con una sola puntura al giorno, poi tot anni dopo con 2, e ancora altri a seguire con tre punture di insulina al giorno, per poi arrivare negli anni 90 con 4 punture di insulina al giorno standard che mediamente arrivavano a 6 con le correzioni, solo per fare un esempio perché andrebbero aggiunti i buchi nelle dita per prelevare il sangue capillare per effettuare il controllo della glicemia e altri passaggi quotidiani. (Oggi ho il microinfusore d’insulina e il sensore per il monitoraggio continuo del glucosio). Cose che tutti i colleghi di T1D d’annata conoscono bene.

Ecco allora sola cosa che desidero ribadire?

Che a prescindere dal metro mentale con cui ci rapportiamo alla malattia, alla nostra età e censo sociale c’è un solo atto, una sola azione che dobbiamo intraprendere: sostenere la ricerca per una cura vera per il diabete giovanile di tipo 1.

Io ho scelto senza indugi occorre più ricerca per la cura del diabete

Come? Apponendo la firma per il 5xmille ad AGD. Basta sottoscrivere nello spazio riservato sostegno ONLUS, modelli dichiarazione dei redditi (modello 730, UNICO e CUD) e immerttere il numero di cf di AGD-Bologna 92002100375.

Oggi oltre alla necessità di un vera cura per il diabete giovanile tipo 1 ci sono e permangono diverse complicanze derivate dalla patologia, orfane di una vera terapia, ecco perché la ricerca va sostenuta e ancora di più in combinata con la pandemia da COVID-19.