100 e non più cento: ero tentato dal lasciar perdere dopo le “celebrazioni” dell’anno scorso per il centenario della scoperta dell’insulina, poi dato che alla prova dei fatti cento anni dopo a sintesi si dichiara: l’insulina ha cento anni? Facciamogli la festa!
Ed è così nei fatti: perché ancora oggi l’accesso all’insulina è solo certo per una quota di diabetici corrispondente al 20% del totale, quindi la restante parte o per averla paga, o deve fare giri tortuosi e spesso improbi per arrivarci ad averla e farsela.
Ma attenzione il punto non è solo legato all’accesso e usufrutto del farmaco denominato insulina, poiché su tutta la filiera farmacologica si riscontrano problematiche simili, e specie sul versante dei farmaci innovativi la cortina di ferro dei costi la fa da padrona (esempio farmaci per epatite C, biologici e immunoterapici).
Siamo ostaggio del tiro alla fune tra autorità regolative, big pharma, governi e dove le organizzazioni a tutela dei pazienti e le società scientifiche politicamente e a livello di peso contrattuale contano zero scarabocchio.
E mentre ci destreggiamo nell’attività di “mixology” insulinica, dosando, titolando unità, mezze unità e boli la realtà a cento anni è questa qua: in attesa di una cura che resta in standby.
Intanto vi offro all’ascolto la replica del mio personal evento dell’anno scorso e ci rivediamo nel 2023.
P.S.: il 27 luglio 1921 Banting MacLeod Best Collip annunciarono al mondo la scoperta dell’insulina.