Si è appena chiuso l’ultimo incontro di “Concepiamo, per una PMA libera e consapevole” che ha abbattuto, una alla volta, una serie di fake news sul tema Procreazione Medicalmente Assistita (PMA), attraverso un confronto tra associazioni di pazienti, giornalisti, clinici di diverse aree terapeutiche e blogger. Ne è emersa l’urgenza di un processo culturale di prevenzione che coinvolga anche le fasce più giovani della popolazione, in un Paese che assiste da troppo tempo al cosiddetto “inverno delle nascite”.
Milano, 12 ottobre 2022 – Fake news e velocità. Fake news e paura di fare domande a chi è davvero competente. Fake news e incapacità di rispondere con il giusto registro da parte di chi è davvero competente. Fake news e poco approfondimento di quello che si legge da parte delle persone o di quello che si scrive da parte dei media. Fake news e ansia da prestazione. E, naturalmente, fake news e Doctor Google (quello cattivo). Insomma, per dirlo con una parola: disinformazione. Tanto più crudele e foriera di delusione e frustrazione quando si parla di Medicina e, in particolare, di Procreazione Medicalmente Assistita (PMA).
Sono questi i messaggi chiave emersi nel corso delle tre tavole rotonde “Concepiamo: per una PMA libera e consapevole” che si sono svolte tra settembre e ottobre a Milano, concentrandosi, in particolare, su tre “bufale”: “PMA a tutte le età”, “Fertilità: una cosa da donne”, “Per la PMA gli stili di vita non contano”.
Gli eventi, nati dalla volontà di Ferring S.p.A., sono stati realizzati in partnership con la Società Italiana della Riproduzione (SIdR) e quimamme.it (Corriere della Sera) e sono stati moderati da un testimonial d’eccezione, Matteo Grandi, giornalista, autore televisivo nonché di libri – editi da Rizzoli e Longanesi – volti ad abbattere proprio le fake news.
“In una società come quella odierna, che lamenta un drastico calo del tasso di natalità a fronte di un legittimo cambio di priorità per le coppie, per esempio lo studio o la carriera”, spiega Antonio La Marca, Professore associato, Dipartimento di Scienze Mediche e Chirurgiche Materno-Infantili e dell’Adulto all’Università di Modena e Reggio Emilia, “si è perso necessariamente di vista il fattore ‘tempo’ prestabilito da Madre Natura”. Specifica: “Pensiamo a una cosa: la fertilità naturale della donna è rimasta invariata nel tempo. Una donna di oggi ha una finestra di capacità riproduttiva uguale a quella delle sue ave dell’antica Roma che, si sa, diventavano madri praticamente da adolescenti. Certo non si pretende che si diventi genitore a 14 anni, ma considerare che dopo i 35 la curva della fertilità femminile, soprattutto ma non solo, decresce drasticamente, questo sì, va tenuto a mente”. E conclude con un invito: “Internet va benissimo, io per primo mi informo su questo canale. Occorre però poi un atto di fiducia verso i clinici: non siamo in grado di fare miracoli, ma una sintesi tra la nostra esperienza – e i nostri studi – e quello che si legge online, per individuare un percorso personalizzato che possa con maggiore probabilità rispondere alle esigenze di chi si rivolge a noi”.
“Allo stesso identico modo”, approfondisce il professor Andrea Angelo Luchi, medico nutrizionista esperto di PMA, “dagli studi condotti sul campo, emerge che le donne con più alto potenziale riproduttivo, a oggi, sono quelle che vivono lontane dal mondo cosiddetto civilizzato, esattamente come le nostre antenate: per esempio nelle tribù del Rio delle Amazzoni. Perché? Perché le esigenze della nostra alimentazione, esattamente come la produzione follicolare, non sono mutate nel tempo e si basano su quello che ‘natura crea’: sì ai cibi ‘veri’, che comprendono per esempio anche carni grasse, no a tutto quello che è raffinato. E questo vale anche in termini di buona salute in generale, non solo ai fini del concepimento”.
“Gli stili di vita, tra cui rientra la corretta alimentazione, alla quale si aggiungono altri fattori quali l’abuso di alcol, il fumo, gli stupefacenti, il tabacco e la mancata prevenzione delle malattie sessualmente trasmissibili”, sintetizza Alessandra Andrisani, Professore associato, Direttore UOSD di Procreazione Medicalmente Assistita, Azienda Ospedaliera – Università di Padova, “sono fattori che hanno un unico comun denominatore: quello di attivare un processo infiammatorio che danneggia il DNA delle cellule della riproduzione – ovociti e spermatozoi – e che altera la capacità del nostro corpo di produrre quegli ormoni che sono alla base della produzione dei gameti e, dunque, della fertilità”.
“Quello che è anche importante per rispondere in maniera ‘chirurgica’ ai bisogni delle persone a 360°, date tutte queste informazioni”, spiega Elena Vegni, Direttore UOC Psicologia Clinica ASST Santi Paolo e Carlo e Professore Ordinario di Psicologia Clinica Dipartimento di Scienze della Salute, Università degli Studi di Milano, “è che, da un lato, i diretti interessati, maschi e femmine, non si facciano problemi a chiedere e che, dall’altro, i clinici riescano a parlare con i propri interlocutori in maniera chiara ed esaustiva. E qui mi aggancio a un tema a me molto caro”- sottolinea ancora Vegni – “e cioè il ruolo del partner maschile: quante volte mi capita di avere di fronte solo la parte femminile? Molte. È ancora diffusa tra gli uomini una certa ansia da prestazione, che spesso fa loro percepire il mancato successo di un concepimento naturale come ‘responsabilità’ della donna, quando invece ormai la proporzione è fifty-fifty: l’unità della coppia deve rimanere salda e il percorso sempre condiviso. Questo è anche humus per il successo della PMA”.
“La delicata questione dell’infertilità maschile” – fa eco Giacomo D’Amico, Presidente Associazione HERA e Professore ordinario di Diritto costituzionale, Dipartimento di Giurisprudenza, Università degli Studi di Messina – “mi porta a considerare, anche in quanto parte in causa, un aspetto essenziale: per evitare le fake news dobbiamo iniziare a essere consapevoli di noi e del nostro corpo sin da giovani. Si tratta di un vero e proprio processo culturale che possiamo affrontare attraverso l’educazione e il contraddittorio con i giovani, a casa, nelle Scuole e nelle Università”.
Spiegare tutto e spiegare bene è fondamentale sia per i medici, sia per i pazienti. “Da una parte, occorre raccontare come la Scienza non sia qualcosa lì, a portata di mano”, chiude D’Amico “come un’informazione sul web, bensì un mondo complesso e mutevole che può cambiare nel corso del tempo; dall’altra, bisogna comprendere che Scienza è anche accettazione di come siamo fatti, di come le nostre esigenze non siano cambiate nel corso del tempo”.
“Per questa ragione”, aggiunge Matteo Grandi, “il ruolo dei media, oltre a quello indubbio dei medici, è fondamentale. I veri cani da guardia della corretta informazione dovrebbero essere i media tradizionali, i quali invece troppo spesso vengono meno al proprio ruolo, per inseguire velocità e clickbait a scapito della veridicità delle notizie e dell’accuratezza. Per questo un ruolo sempre più importante diventa quello degli utenti, nei quali va seminata consapevolezza. Per districarci fra le trappole della disinformazione dobbiamo saper cercare e non dare mai nulla per scontato. Magari ascoltando tutti gli attori che prendono parte a questo percorso. Alcuni sono stati presenti alle tavole: genetisti, nutrizionisti, anche blogger. Possiamo stare al passo con i tempi, possiamo essere veloci, ma su quello che è importante fermiamoci e parliamo con chi sa. Il sapere non è un fai-da-te che si costruisce su Wikipedia: richiede anni di studi e preparazione; anche per questo, quando parliamo di buona informazione, in campo medico e scientifico più che mai, ricordiamoci di riconoscere il valore delle competenze e di rivolgerci esclusivamente a professionisti del settore, per non rimanere stupiti un domani di qualcosa che ieri potevamo già prevedere”. “A maggior ragione ai giorni odierni”, sottolinea Chiara Bidoli, Direttrice testate infanzia RCS, tra cui quimamme.it, “in cui una più ampia domanda di inclusività e parità di genere presuppone anche una maggiore responsabilità nell’ottenere informazioni più autorevoli e scientificamente fondate, senza nulla togliere al confronto inter pares”.
I tre eventi hanno segnalato quel senso di urgenza che vedrà nel 2023 ancora Ferring S.p.A. parlare ai giovani: “Preservare il dono di procreare è importante e lo si può fare in molti modi: con una dieta sana, con la giusta attività fisica, evitando droghe, abuso di alcol, con una rinnovata attenzione verso le malattie sessualmente trasmissibili e altre patologie”, spiega l’azienda, “e per questo l’anno prossimo creeremo una nuova campagna per raggiungere i futuri genitori di domani”.
Non perderti gli aggiornamenti, collegati al portale www.concepiamo.it.
Per rivedere le tre tavole rotonde: Appuntamento con l’informazione “live” – Concepiamo
Ferring S.p.A.
Ferring è un’azienda farmaceutica specializzata in biofarmaceutica e orientata alla ricerca e all’innovazione per essere a fianco di tutti quelli che, a livello globale, vogliono costruire una famiglia e vivere appieno la propria vita. Con quartier generale a Saint-Prex, Svizzera, Ferring è leader nell’area della Salute Riproduttiva e della Salute Materno-Infantile e in aree terapeutiche quali la Gastroenterologia e l’Urologia.
Da 70 anni sviluppa terapie per le madri ed i loro bambini e il suo portfolio prodotti copre tutti le esigenze terapeutiche che vanno dal concepimento alla nascita.
Fondata nel 1950, Ferring è un’azienda privata che attualmente impiega circa 6.000 persone in tutto il mondo in quasi 60 Paesi. I suoi farmaci sono disponibili in 110 Paesi. Per saperne di più www.ferring.com.