25 anni di diabete. Un quarto di secolo. Della vita prima ci sono solo dei vaghi ricordi. Della vita dopo un mondo intero. E non sempre bello. Altri esordi di diabete. Altri esordi di altre malattie che per certi versi mi hanno sconvolto l’esistenza più del diabete stesso.
E comunque anche oggi il diabete mi sbatte in faccia il fatto che non si può mai abbassare la guardia. Avevo un 192 che volevo correggere perché sapevo che sennò sarebbe salito.
Beh, faccio la correzione senza manco farci tanto caso. Mezz’ora dopo, con una glicemia di 187 gli occhi vanno all’insulina attiva. 15UI e qualcosa. Cosa??? Credo di aver letto male e ricontrollo. Invece no. Mezz’ora prima avevo fatto 14UI. Senza farci realmente caso. E pensare che ho pure l’avviso se faccio più di 10 UI. Avevo confermato tutto. E niente.
Mi ritrovo a ingoiare di ogni, coca, miele e tutto ciò che poteva farmi superare quella che poteva essere una ipo fatale. Ma con una tranquillità che un po fa paura anche a me. Mangiare e superare l’ipo si, andare in iper dopo no. E la cosa ironica è dover mangiare tutte quelle cose dopo 3 giorni di gastroenterite dove il mio stomaco non accettava manco l’acqua. Beh, se riesco a tenere tutto dentro direi che ho superato anche la gastroenterite ?
Con una glicemia a 115 dopo quasi 2 ore dall’ultima insulina, posso dire di avercela fatta anche oggi. E per fortuna vado avanti con la mia testa, se dovessi seguire il mio corpo non sarei la persona che sono.
E comunque la cosa più bella del diabete rimangono le persone che ho conosciuto nel tempo grazie a lui. Come chi quasi 14 anni fa, quando ero ancora persa, mi ha aiutato ad accettare la convivenza con il diabete e me stessa. O come chi, nel mio piccolo, sono riuscita a dare una mano. O come chi ha creduto in me quando io ero la prima a non crederci. O chi ho conosciuto per caso ma poi ha deciso di rimanere per scelta. Di persone c’è se sono un sacco. Ma comunque, ancora oggi ogni tanto penso alla bambina e l’adolescente di una volta. Loro hanno fatto la vera guerra per sopravvivere. Io sono qui e sono come sono grazie a loro. E spero davvero che siano orgogliose della persona che sono diventata. Perché io, per quanto a volte mi risulta difficile, lo sono.