Uno degli aspetti più critici che riguardano l’accettazione della terapia quotidiana del diabete fatta di tante punture d’insulina è dato dalla paura dell’ago. Non ricordo se qui ho affrontato in modo compiuto questa fobia, un fatto però lo voglio condividere: dalla partenza della mia vita con il diabete e per molti anni, almeno due decenni, avevo una paura boia degli aghi. Dovete sapere che nel 1963 e per molti anni a seguire gli aghi era spessi come chiodi e quando te li conficcavano in vena o nella carne il dolore, l’urlo era certo, assicurato. All’epoca non c’erano anestesie locali per i prelievi pertanto il male nel male me lo tenevo in tutto per tutto. E per soffrire nell’arco dell’infanzia l’unico modo per avere il valore della glicemia lo si aveva facendo il prelievo del sangue dal braccio una, due e tre volte al giorno. L’ultimo trauma da ago lo ebbi alla fine degli anni 7°, in piena adolescenza, quando dal medico diabetologo ebbi a sapere che sarei dovuto passare da due a tre iniezioni al giorno d’insulina: da una a due, tre bolliture della siringa e ago una vera rottura nella vita quotidiane.
Per una persona giovane sentire queste racconto di accadimenti passati è solitamente procuratore di noia e disinteresse: normale e giusto sia così e nell’ordine della vita. D’altronde un giovane in particolare vuole conoscere, scoprire e stupirsi; mentre un individuo anziano tende a raccontare il vissuto, le storie fatte di ricordi più delle volte incomprensibili in quanto capiti solo dal narrante, seppur fatti con un intendimento di testimonianza.
Oggi in concreto noi diabetici tipo 1 continuiamo a farci insulina e iniettarcela o infonderla, la metodica è sempre invasiva ma gli aghi si sono fatti molto più sottili e la speranza è sempre quella di arrivare a metodica diverse per via orale o comunque non più ad iniezione.
Nel panorama dei prototipi che sono al centro della ricerca dei vari laboratori delle imprese del biomedicale come delle università ho letto di un progetto giunto alla fase 2 di un nuovo tipo di glucagone che sarebbe molto diverso da quello oggi disponibile. Invece di un processo in più fasi come l’attuale che richiede una complessa miscela di polvere e liquido – nel mezzo di un’emergenza ipoglicemica – Il prototipo in fase 2 prossimo al rilascio sarebbe una soluzione ad uso immediato. Si Dovrà semplicemente premere il tubetto, rendendo la polvere secca glucagone ripresa nel naso e farlo entrare in circolo immediatamente. Un po’ come lo spray anticongestionante, tranne che è secco e non un nebulizzatore.
Il fatto eccitante sta nella rapidità d’azione dello spray offrendo un modo super veloce e facile di amministrare il glucagone in caso di emergenza.