Barcellona, 19 settembre 2019. Una ricerca condotta presso l’Università Federico II di
Napoli dimostra che ad essere vincente contro la steatosi epatica è una dieta
multifattoriale, ricca in carboidrati a basso indice glicemico (cereali integrali e legumi),
acidi grassi monoinsaturi (olio d’oliva), acidi grassi omega 3 e omega 6 (presenti nel
pesce e nella frutta secca a guscio), vitamine e polifenoli (presenti in frutta, verdura,
tè, caffè). Questo approccio dietetico, tipico della dieta Mediterranea, può portare ad
una riduzione del 40 per cento del grasso accumulato nel fegato. Un risultato
importante, visto che per questa condizione non esiste ancora una terapia
farmacologica. La steatosi epatica non alcolica (cioè l’accumulo di grasso nel fegato) è
presente nel 70 per cento circa dei pazienti con diabete tipo 2, nei quali può associarsi
a forme più severe di danno epatico e ad un’aumentata prevalenza di patologie
cardiovascolari. Diverse componenti della dieta possono influenzare il contenuto
epatico di grasso.
“Il nostro gruppo di ricerca – spiega il dottor Giuseppe Della Pepa del Dipartimento
di Medicina Clinica e Chirurgia dell’Università degli studi di Napoli ‘Federico II’ – ha
dimostrato come una dieta ricca in acidi grassi monoinsaturi, presenti nell’olio d’oliva,
riduca il contenuto epatico di grasso nei pazienti con diabete tipo 2”. Scarse evidenze
o risultati contrastanti si hanno invece sull’effetto di altre singole componenti della
dieta, come carboidrati a basso indice glicemico, acidi grassi omega 3 ed omega 6,
vitamine e polifenoli sul contenuto epatico di grasso. D’altra parte, non è noto se una
dieta ricca in tutte queste componenti sia maggiormente efficace di diete modificate
in una singola componente per la terapia nutrizionale della steatosi nel diabete.
“Pertanto – spiega Della Pepa – scopo del nostro studio è stato quello di valutare
l’effetto a medio termine di una dieta multifattoriale, naturalmente ricca in carboidrati
a basso indice glicemico (alimenti a base di cereali integrali e legumi), acidi grassi
monoinsaturi (presenti nell’olio d’oliva), acidi grassi omega 3 e omega 6 (presenti
rispettivamente nel pesce e nella frutta secca a guscio), vitamine e polifenoli (presenti
in alimenti e bevande quali frutta, verdura, tè, caffè), sul contenuto epatico di grasso
nei pazienti con diabete tipo 2, rispetto ad una dieta ricca in acidi grassi
monoinsaturi”.
Quarantanove pazienti con diabete tipo 2 di entrambi i sessi, età 35-70 anni,
sovrappeso-obesi, in buon controllo glicemico, sono stati randomizzati a seguire per 8
settimane una dieta multifattoriale, naturalmente ricca in differenti componenti
nutrizionali, oppure una dieta ricca in acidi grassi monoinsaturi.
Le diete erano iso-caloriche e simili per macronutrienti. Nella dieta multifattoriale era
previsto il consumo giornaliero di pasta e pane integrale, legumi, olio extra vergine
d’oliva, tè verde deteinato, caffè decaffeinato, frutta e verdura ricca in polifenoli come
arancia, broccoli, rucola e carciofi, una piccola quantità giornaliera di mandorle e 3
porzioni a settimana di salmone. Nella dieta ricca in acidi grassi monoinsaturi era
previsto il consumo giornaliero di pasta e pane non integrali, riso, olio extravergine
d’oliva, frutta e verdura povera in polifenoli. Prima e dopo l’intervento è stato
misurato il contenuto di grasso epatico mediante spettroscopia di risonanza
magnetica (esame che permette di avere una stima precisa del contenuto di grasso
epatico).
L’adesione alle diete è stata ottimale e, al termine delle 8 settimane di intervento, la
dieta multifattoriale ha determinato una riduzione di grasso epatico significativamente
maggiore rispetto alla dieta ricca in olio extra-vergine d’oliva. In termini di riduzione
percentuale, la dieta multifattoriale ha indotto una riduzione del 40 per cento di
grasso epatico rispetto al 19 per cento di riduzione indotto dalla dieta ricca in olio
extravergine d’oliva. Questi risultati evidenziano chiaramente come una dieta
multifattoriale naturalmente ricca in diverse componenti nutrizionali possa indurre
una riduzione clinicamente rilevante di grasso epatico, potendo rappresentare
un’opzione nutrizionale di prima scelta per il trattamento della steatosi epatica nel
diabete tipo 2, per la quale ad oggi non è stato approvato ancora nessun farmaco. I
risultati dello studio sono stati raggiunti con cibi naturali, tipici della maggior parte
delle abitudini gastronomiche e senza alcun tipo di supplemento. Inoltre, l'ottima
aderenza dei partecipanti mostra che questo tipo di dieta è fattibile e facilmente
accettabile.
“Il nostro studio di intervento nutrizionale controllato – afferma la professoressa
Angela Albarosa Rivellese, membro della Società Italiana di Diabetologia (SID) e
professore ordinario di Scienze Tecniche Dietetiche Applicate presso l’Università
‘Federico II’ di Napoli – dimostra chiaramente come sia possibile ridurre di ben il 40
per cento l’accumulo di grasso presente nel fegato di pazienti con diabete tipo 2 con
una strategia nutrizionale multifattoriale, che ricorda, per molti aspetti, la vera dieta
Mediterranea, almeno quella seguita più di 50 anni fa. Questo risultato è
estremamente importante dal punto di vista clinico sia per l‘elevata frequenza della
steatosi epatica nel diabete sia perché, almeno al momento, non esistono altre
strategie terapeutiche che abbiano dimostrato una tale efficacia”.
Effetti di una dieta ‘portfolio’ naturalmente ricca in diversecomponenti nutrizionalisul contenuto epatico
di grasso in pazienti con diabete tipo 2: uno studio randomizzato-controllato di 8 settimane
Autori: Giuseppe Della Pepa 1 , L. Bozzetto 1 , C. Vetrani 1 , S. Monti 2 , M. Vitale 1 , A. Izzo 1 , G. Lombardi 1 ,
M. Tommasone 1 , G. Clemente 1 , G. Annuzzi 1 , M. Mancini 2 , P. Mirabelli 3 , M. Salvatore 3 , G. Riccardi 1 , A.A.
Rivellese 1 .
1 Dipartimento di Medicina Clinica e Chirurgia, Università degli Studi di Napoli “Federico II”, Napoli,
Italia. 2 IBB, CNR, Napoli, Italia. 3 IRCCS SDN, Napoli, Italia.