Diabete 24 ore su 24: ieri ho rimesso il sensore glicemico dopo un certo intervallo di tempo poiché la quantità fornita dall’ASL non è sufficiente per la continuità permanente nel tempo. Secondo un calcolo teorico dovrei fare, con l’attuale fornitura, una settimana si e l’altra no, ma poi capita che in magazzino ne hanno di meno di sensori e allora occorre rifare il conteggio al ribasso. L’ultima volta mi hanno consegnato un quantitativo di Holter tale da permettermi una copertura quasi continuativa, ma per parsimonia e prudenza preferisco utilizzare lo strumento sempre a fasi alterne.
Il medico diabetologo, nel corso dell’ultima visita fatta lo scorso 14 gennaio, quando l’ho interpellato circa l’affidabilità dei risultati del sensore glicemico in confronto con il tradizionale glucometro, mi ha risposto chiarendo che il primo (Holter) preleva dal tessuto sottocutaneo interstiziale i valori, mentre il reflettometro direttamente dal sangue capillare. La differenza di valori tra il sensore e glucometro è di circa 30 mg/dl nella prima mezz’ora a causa della fonte diversa d’origine del valore stesso.
Acquisite le ulteriori informazioni circa la strumentazione in uso mi infilzo l’ago in carne e via che vado con il controllo glicemico non stop per ventiquattro ore. La parte più hard di tutta la faccenda è proprio rappresentata dall’ago di innesto del sensore: molto duro e le prime volte mette un poco di timore reverenziale nell’inserimento sottocutaneo.
Nonostante ho scelto per la segnalazione degli allarmi del microinfusore la funzione vibrazione, l’apparecchio quando ha allacciato l’Holter emette lo stesso l’allarme sonoro in presenza di un’ipoglicemia, quindi a tal punto metto direttamente l’alert acustico cos’ son già predisposto di spirito.