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Il moto perpetuo delle esperienze e accadimenti nella vita con il diabete tipo 1 di lunga data si ripropone con l’utilizzo dei dispostivi biomedicali di gestione della terapia con insulina, i microinfusori, e nella fattispecie il catetere inserito sottocute.

Proprio lo scorso fine settimana nel corso della tavola rotonda promossa da Ypsomed dal titolo: “Cognitive Artificial Intelligence transforming diabetes management. L’Automated Insulin Delivery (AID) diventa interoperabile”, la diabetologa di Padova dottoressa Daniela Bruttomesso riportava come la stragrande maggioranza dei diabetici tipo 1 con pompa si affidano all’automazioni di tali congegni senza controllare se cateteri e cannule presentano occlusioni nell’erogazione dell’insulina o problemi analoghi, portando come effetto eventi iperglicemici e relative conseguenze.

Venendo al dunque: in un precedente post avevo descritto come in diverse occasioni il catetere perdeva insulina, una variante aggiuntiva alle occlusioni dello stesso, ma con il medesimo effetto: una iperglicemia certa, con tutto questo tra quest’ultimo sabato e domenica causa un altro catetere fallato, e nonostante il cambio dello stesso, non solo si è andata a riproporre l’iperglicemia,  ma per la prima volta in due anni di uso del sistema 780G con Smartguard ho registrato valori glicemici superiori a 400 mg/dl e un Time In Range al 0% nelle 24 ore.

Ora al di là dell’ennesima messa in guardia sulla tenuta di cannule e cateteri, un problema che è unitario a tutte le marche di microinfusore d’insulina poiché c’è un solo produttore per tutti dispositivi: la Convantec, tra viaggi mentali per la cura, le cure del diabete tipo 1, restano ben salde tra noi le seghe quotidiane della malattia, sia essa trattata com siringhe penne o pompe.

E in tutto questo c’è un capitolo specifico che oggi come ieri è privo di soluzioni: un trattamento concreto per la lipodistrofia da iniezioni d’insulina, un effetto che colpisce tutti noi diabetici tipo 1 tra  i cinque e dieci anni dall’esordio della patologia. Una complicanza che fa assorbire male l’ormone iniettato e ci fa tribolare per cercare punti dove infilzare l’ago.