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Example of dark circles

A volte mi sento stanco e non so il perché: ovvero le ragioni possono essere diverse non una sola, per esempio l’essere anemico, avere l’artrite reumatoide sono sintomi e patologie fisiche che concorrono a sentirsi stanchi, come anche lo stesso diabete compete sullo stesso campo a definire lo stato di spossatezza in una qualche misura. Poi c’è la stanchezza mentale e sotto questo profilo si apre un universo che viaggia nell’infinito multiplo di fattori scatenanti l’affaticamento. La mia teoria, il ragionare sulla base non solo del vissuto ma nella percezione nitida del presente mi porta a ad affermare come il diabete cerca di prenderti per stanchezza e a indebolire le tue resistenze per portarti, con la glicemia sballata, dove vuole lui.

No ci deve far prendere dalla stanchezza, o perlomeno se accade cerchiamo di liberarci dal giogo subdolo quanto prima, perché uno dei passi chiave nella vita con il diabete si chiama resistenza con conoscenza, intelligenza.

Ci sono cose nel corso della vita con il diabete che si imparano anche se passano tanti anni e come diceva il maestro Manzi: “non è mai troppo tardi” per uscire dall’analfabetismo diabetico. Un fatto sulla mia pelle l’ho capito e qui lo condivido: il corpo nel suo insieme ha memoria e impara; prima lo fa e meglio è, così sta anche per il diabete. Anche se il pancreas non secerne più insulina per altre vie il metabolismo si ricorda di quanta gliene serve e ne abbisogna per via esterna. Una memoria corporea una volta educata fin dal sorgere della malattia a conservare una media glicemica discreta, senza tante situazioni di ipoglicemia e iperglicemia sarà nel corso dello sviluppo e crescita, nonché nella lungo la restante parte di vita portate a ridurre il fabbisogno d’insulina iniettabile, al contrario di quanto spesso accadeva con i diabetici di tipo della mia età e per lungo tempo trattati con le insuline ricavate da suini e bovini, in cui per via di una terapia mono iniettiva e senza controlli efficaci della glicemia e nel rapporto coi carboidrati, stentavano o non riuscivano ad avere per molti anni il compenso glicemico, portando ad aumentare il fabbisogno giornaliero d’insulina per “livellare” i valori dello zucchero nel sangue.

Ecco faccio, o meglio riprendo questa riflessione per far comprendere ai genitori di bimbi e ragazzi diabetici non solo l’importanza di una glicemia ben controllata e amministrata, ma come con il variegato bouquet di insuline oggi disponibile ciò sia non una chimera ma una importante realtà, e per le situazioni più critiche il microinfusore non rappresenti la panacea per tutti i mali una splendida realtà da utilizzare per addomesticare anche il diabete maggiormente recidivo e coriaceo ad essere ammansito.

Naturalmente le prospettive prossime venture saranno ancora migliori e l’orizzonte per i vostri figli diabetici si presenterà ricco di prospettive con al centro una vita senza complessi e difficoltà di sorta nell’approccio quotidiano con la malattia. Si tratta solo di conoscere, condividere e agire per andare verso il traguardo della cura liberatoria dalla malattia. E intanto? Parafrasando il titolo del libro scritto dal padre di Plinio, Iacopo Ortolani: sta nella forza che abbiamo dentro il segreto della vittoria.