In questi giorni è previsto l’arrivo di una forte ondata di freddo, con neve, gelo, anche in pianura: non è mio compito fare il meteorologo, ma voglio evidenziare le cautele e le precauzioni che i diabetici debbono tenere col cambio climatico; ecco alcune indicazioni utili allo scopo…
“Il sistema endocrino partecipa attivamente alla termogenesi: il deficit di determinati ormoni, come per esempio quelli tiroidei, può alterare infatti la risposta all’esposizione al freddo. Nel caso di diabete non insulinodipendente (o di tipo 2), che riguarda più frequentemente gli adulti, le normali variazioni stagionali dell’emoglobina glicosilata (Hb1Ac), riflesso dell’equilibrio diabetico, presentano un livello significativamente più alto in inverno. Questo risultato va ricollegato alle condizioni igienico-dietetiche e in particolare all’aumento dell’apporto calorico (piatti più salati e ingestione di alcolici) e al fatto che i medici non sempre adattano i loro consigli nutrizionali in funzione delle stagioni.
Effetti cardiovascolari: Il freddo induce vasocostrizione, aumento della pressione arteriosa ed emoconcentrazione
(all’origine di un’iperviscosità sanguigna), che possono portare alla rottura delle placche ateromatose e di conseguenza causare una trombosi arteriosa. Infatti, in seguito alla rottura della placca ateromatosa avviene un’aggregazione delle piastrine e una conseguente formazione del trombo piastrinico. Il trombo provoca il restringimento del lume dell’arteria causando così una stenosi più o meno accentuata del vaso. Inoltre, la concentrazione nel siero di proteina C anticoagulante non aumenta (a differenza degli elementi figurati del sangue) e questo accresce il rischio di trombosi,
soprattutto in soggetti anziani. A livello delle arterie coronarie, lo spasmo legato al freddo associato a un’eventuale trombosi e all’aumento del fabbisogno di ossigeno del miocardio, favoriscono, nei soggetti a rischio, l’insorgere
o l’aggravarsi dell’angina pectoris, se non addirittura un infarto del miocardio in caso di completo restringimento del lume arterioso. Circa la metà dei decessi invernali è imputabile a trombosi coronaria.
A livello cerebrale, gli stessi meccanismi (ipertensione arteriosa, iperviscosità e trombosi) possono essere all’origine di incidenti vascolari cerebrali, in particolare di tipo ischemico. I fattori di rischio sono l’ipertensione arteriosa e l’ipercolesterolemia. A livello della circolazione periferica, la vasocostrizione dovuta al freddo favorisce l’insorgere di crisi vasomotorie in pazienti affetti da acrosindromi (sindrome di Raynaud).”
Questo testo è parzialmente estratto dal francese per affrontare il freddo, e disponibile in rete all’indirizzo:
www.epicentro.iss.it/focus/freddo/PianoFrancia_it.pdf