La distanza che ci separa dal giornata mondiale dedicata al diabete si sta accorciando: mancano due mesi a questo evento ed oggi desidero porre alcuni spunti per una riflessione avviata nei giorni scorsi su Facebook. Il diabete è una malattia sociale, cronica e invalidante: un diabetico grava sulla sua famiglia e le condizioni socio economiche sonofortemente correlate alla peggiore gestione della malattia.
I cattivi stili di vita, principalmente l’obesità, il fumo e l’inattività fisica, sono fattori determinanti della malattia e causa di un rapido aumento del numero dei diabetici nel nostro Paese, con la relativa insostenibilità dei costi sociali e sanitari. L’aumento dell’obesità nei bambini, anche piccolissimi, ha già provocato cambiamenti nell’epidemiologia della malattia. Stanno aumentando i bambini e gli
adolescenti con diabete insulino-dipendente, ponendo nuove e forti criticità, rispetto alla presa in carico complessiva dei loro bisogni di salute e di qualità della vita, a partire dalla scuola.
E su questo lato del diabete la questione è sì nota e ribadita in una infinità di sedi e occasioni pubbliche e private; la realtà si chiama lucro e speculazione prima ancora che farmacologica o alimentare, ovvero mettere e lasciare in commercio prodotti che producono gli effetti non solo dell’obesità e diabete, ma ancor di più generano patologie cardiovascolari e tumori, è un atto criminoso e di coresponsabilità evidente tra chi lo fa e chi lo consente. Ecco finisco qui la predica ma purtroppo non finisce qui questa storia.
La prossimità con la giornata del diabete deve farci essere consapevoli e responsabili di quanto descritto. Il fatto ancor più importante in queste manifestazioni è l’efficacia e penetrabilità della comunicazione, del messaggio nelle persone: è efficace una parola, concetto ben riiuscito che mille incolori.