L’emancipazione del diabetico, ovvero la possibilità di fare qualsiasi attività sportiva, fisica torna di attualità oggi dopo la performance ancora una volta epica e eccezionale di Monica Priore con l’attraversamento da Capri a Meta di Sorrento, 20 km fatti a nuoto, ma di esperienze analoghe in altri campi e settori ce ne sono un’infinità: ad esempio un ciclista americano che potrei definire il diabetico pedalante errante, il quale è sempre in giro monitorando continuamente la glicemia.
La domanda di fondo è: lo possono fare tutti? L’interrogativo sorge spontaneo per far tornare alla realtà e non mitizzare persone, situazioni molto terrene. La risposta a mio avviso e alltrettanto secca: tutti debbono fare attività e movimento, fa bene non solo al diabete ma all’organismo, mente e corpo; la differenza è sempre di saper capire i propri limiti e potenzialità, e per avere cognizione occorre provare e riprovare.
Altro piccolo, ma non marginale punto di differenza: performance impegnative come quella della traversata a nuoto, non debbono essere mai affrontate da diabetici in solitaria, a meno che uno non voglia espressamente suicidarsi, anche perché se capita un’ipoglicemia o malore improvviso, e questo può succedere a tutti, diventa poi difficile poterlo raccontare. A questo punto sento che ci saranno altre imprese prossime a realizzarsi: la traversata oceanica solitaria in barca vela ad esempio. La strada è aperta per fortuna.