Una notizia passata in sordina nei giorni scorsi è l’avvenuta rottura nel mondo delle associazioni pro diabete del cartello “Diabete Italia”, nella giornata che ricorda il 150 anno dell’Unità nazionale desidero trattare questo tema per due ordini di motivi: in primo luogo la frammentazione associativa non aiuta il perseguimento della tutela degli interessi lobbistici dei diabetici che, nonostante l’elevata consistenza numerica, stentano ad avere un ruolo ed essere ascoltati nelle sedi istituzionali, sia a livello nazionale come regionale. La ragione di questa rottura è emblematica: sono state ignorate le istanze sociali della categoria. La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata la decisione del Ministro tremonti di avviare una gara unica a livello nazionale per l’acquisto delle forniture per noi diabetici (strisce, aghi, ricambi per microinfusori) senza sentire nessuno, associazioni di categoria comprese

Il fatto in sé è una conferma di quanto avevo già trattato in precedenza nel blog: ovvero la riduzione inesorabile e costante delle prestazioni fornite da parte del servizio sanitario pubblico. La concentrazione a livello nazionale dei centri di costo porterà senza ombra di dubbio a restrizioni sì degli sprechi ma anche degli spazi di manovra per non avere prodotto di bassa qualità: in particolare per il controllo della glicemia e la scelta dei microinfusori.

Una cosa c’è di positivo: da questa vicenda si può trarre un insegnamento per cambiare rotta e unire gli sforzi verso un salto di qualità che porti ad essere le associazioni non più semplici postulanti ma aggregazioni di riferimento per il sostegno alla ricerca e la tutela dei malati.
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