La settimana che precede la Pasqua la sto gestendo con il sensore glicemico, siccome la durata massima dell’apparecchio è sei giorni l’ho reimpiantato ieri e così facendo potrà registrare la glicemia fino a domenica sera alle 21 circa, così da monitorare la curva e i flussi della glicemia proprio sino al fulcro dell’evento pasquale. Essendo metodico nella gestione del diabete tendo a ripetere costantemente i medesimi passaggi, la cosa può risultare noiosa ma andando avanti con gli anni e il conseguente invecchiamento anagrafico e mnemonico avere dei punti fissi davanti penso sia facilitante nella prospettiva. Il punto vero di difficoltà con il passare degli anni, per gente come me, è dover far fronte ai tanti medicinali da assumere ogni dì, con posologie diverse e in giorni alterni, insomma un puzzle che spero verrà superato nei prossimi anni. Ma tornando a palla sul diabete avere il sensore anche se una settimana sì e l’altra no, mi ha aiutato a comprendere finalmente bene come si muove la mia glicemia e di conseguenza in quale misura distribuire l’insulina in rapporto alla quantità di carboidrati assunti, così da conservare una media dei valori ottimale.
E dalla lettura dei dati emersi nell’arco di tempo in cui il sensore medesimo è impiantato ho capito come il mio organismo necessità di una maggiore quantità d’insulina per riuscire a mantenere in argine la glicemia: evidentemente con gli anni assieme al diabete l’ormone artificiale comincia a trovare una certa resistenza nell’essere assorbito, così come si fa evidente nella fase di commistione e digestione degli alimenti i problemi derivanti da una neuropatia diabetica autonomica del tratto gastro-esofageo, proprio da questo genere di valutazioni riesco a convivere decentemente con i sintomi, anche se quanto prima voglio approfondire le relative problematiche assieme al medico diabetologo.
Lasciando perdere la mia condizione e di quelli appartenenti alla medesima fascia d’età voglio concludere la riflessione circa l’uso del sensore per stigmatizzare come è importante, fin dal nascere della patologia capire che strada prende la glicemia, quali reazioni ha di fronte a un pasto, uno sforzo, una malattia, così da prendere le adeguate risposte mediante una somministrazione topica e basale dell’insulina, perché riprogrammare la memoria del metabolismo col passare degli anni sarà cosa sempre più difficile da riprendere, e farlo nell’arco dei primi cinque/dieci anni di diabete è importante nella prospettiva del raggiungimento di una vita compensata nella glicemia.