Da tempo comincio la nuova settimana traendo un bilancio circa l’andamento del mio diabete tramite la media dei valori della glicemia, ed è già più di un mese che questi viaggiano a gonfie vele ovvero su cifre “normali” per un diabetico di tipo 1. Il risultato che mi esalta ancor più è l’aver portato a casa nei giorni scorsi una media pari a 130 mg/dl senza alcuna ipoglicemia e iperglicemia nonostante avessi, sotto il profilo emotivo, tutto l’impegno e concentrazione legati al perdurare del ricovero in ospedale della mia compagna. Probabilmente ha giocato a favore del mantenimento ottimale della “performance” il costante movimento e dispendio d’energie fisiche che, combinate con l’Holter glicemico impiantato e funzionante, hanno reso il controllo del diabete praticamente perfetto. Cosa insegna quanto mi è accaduto e vivo ora? Una cosa molto semplice: a qualsiasi età è possibile rimettere la macchina sulla buona strada gli strumenti ci sono e le conoscenze pure. Alla luce del perdurare dell’ottimo compenso glicemico mai avuto in vita posso fare un’analisi più compiuto del percorso che mi ha portato fin qui: dalla genesi del diabete in me ho avuto per 35 anni la glicemia sempre scompensata, ciò che mi ha aiutato a non arrivare a conseguenze drammatiche con le complicanze patologiche legate alla malattia, è stato uno stile di vita per fortuna sobrio e un’alimentazione contenuta. Comunque la glicemia aveva in me un giorno o due di flussi controllati poi dopo si alterava e restava scompensata con un grande difficoltà a riportarla in argine, e negli ultimi anni di iniezione multiniettiva, prima di passare al microinfusore, il mio stato era 2 a 3. Due sta per i giorni d’equilibrio e tre quelli di alterazione. Un’altalena che, oltre ad essere foriera di problemi, mi portava un frequente nervosismo e instabilità umorale. Quanto racconto è facilmente rileggibile tramite i post presenti nel blog prima del dicembre 2009, fase d’avvio dell’impiego del microinfusore.
La mia strategia vincente che ha portato a conseguire la stabilità del diabete senza rinunce nella vita e a tavola è composta da alcune semplici mosse di regolazione dell’articolazione dell’infusione insulinica dei boli. La prima la chiamo “repressione della rivoluzione glicemica sul nascere”, ovvero quando vedo che la glicemia ad alzarsi oltre la soglia di 190/200 mg/dl intervengo subito con un bolo correttivo di 1,5/2 unità e facendo in questo modo riesco a schiacciare sul nascere la rivolta. La seconda tecnica a fronte di pasti ricchi di carboidrati ma anche di grassi e costituita dall’utilizzo del bolo a onda doppia, ad esempio: 6 unità di insulina in totale di cui 3 infuse subito e le restanti 3 nelle due ore successive in modalità onda quadra, ovvero in modo frazionato; questa modalità fa si che avviene una più lunga copertura del raggio d’azione dell’insulina del pasto in grado di imbrigliare il mascheramento dei grassi, i quali incurvare l’impatto dei carboidrati sulla glicemia solitamente tra le tre e quattro ore successive al pasto. L’ultima e fondamentale tecnica, nel mio caso, è stata quella di aumentare il bolo basale nella fascia oraria tra la mezzanotte e le quattro del mattino da 0,4 a 0,6 unità, in questo modo il cosiddetto effetto alba, l’iperglicemia del risveglio, è un lontano ricordo e l’effetto del compenso glicemico si mantiene per tutto l’arco della giornata.
A conclusione faccio un piccola, grande rivelazione: già nel 1981 durante una degenza in ospedale avevo capito per conto mio come il punto di volta per l’equilibrio glicemico risidesse tra la mezzanotte e le due del mattino, infatti ricordo durante il soggiorno in reparto di essermi fatto verso le 23 due unità supplementari d’insulina rapida e così facendo al mattino arrivavo con una glicemia buona, tra 114 e 150. Solo che allora la paura di poter aver un’ipoglicemia notturna era elevata e con i mezzi dell’epoca non v’era certezza circa lo schiavare il fenomeno, e così abbandonai “la sperimentazione. Ma per fortuna i tempi cambiano…