A volte le parole non bastano per esprimere quello che si prova. Perché le sensazioni vanno oltre ogni cosa, oltre ogni parola. Vanno in quelle parti del cuore che non sapevi neanche l’esistenza. E ti toccano davvero l’anima…E che devo dire? Questi ultimi 3 giorni sono stati davvero riempiti pieno di “dolcezza”. Così pieni che mi hanno fatto capire molte cose. Mi hanno fatto capire quanto ho vinto in questi 6 anni. Per prima mia sorella. Quella che mi ha insegnato tanto, la prima persona diabetica che conoscevo dopo una vita vissuto come un alieno perché ero l’unica diabetica. Poi Micky, quel ragazzo siciliano che nei primi tempi in Italia mi spiegava come funzionava il micro anche se non l’avevo ancora, spingendomi a volerlo ancora di più. E quella sensazione di vittoria quando l’hai aiutato a smettere di pesare i cibi dopo una vita che lo faceva. La sua frase “sono LI-BE-RO” mi rimarrà impresso per sempre nella mente. Poi tutte quelle signore sparse per l’Italia, conosciute nei gruppi, sicuramente durante le lunghe notti sveglie per la glicemia, loro o dei figli…quelle signore che ormai sono diventate le mie zie adottive. Monica, che con il suo gruppo ha fatto tirare fuori la mia rabbia, quella che tenevo dentro, che non mi lasciava andar avanti. Donatella, conosciuta da vivo quando con l’azienda che lavoro sono andata a Milano. In quel sabato di giugno, in giro per Milano a raccontarci le nostre vite, come se parlassi con un’amica che non vedevi da una vita, non con una persona che vedevi per la prima volta. Mela, la zia siciliana sempre a darmi consigli. Quella che l’anno scorso a settembre che quando il mondo mi cadeva addosso mi dice “se vuoi prendi il primo l’aereo e vieni qui da me”. Rossana, la zia sarda, che durante il suo pellegrinaggio ha pensato a me e mi ha mandato a casa il rosario. Laura e sua figlia Mariagrazia che con la sua adolescenza sveglia il ricordo dell’adolescente che ero un tempo, con la speranza che la sua sia diversa. Silvia e suo figlio Alessio, incontrati in un pranzo a Bologna. Lui, che con la sua spensieratezza mi faceva vedere il suo micro, curioso del mio. Lui che mi ha fatto capire che forse quello che ho passato io da bambina, gli altri bambini non l’avrebbero passato, perché la scienza va avanti. Manuela, la ragazza conosciuta in un incontro di diabetici a Imola, quella che dopo è diventa la mia amica, la mia confidente. Alberto, quel ragazzo conosciuto per caso a PD e che mi ha fatto conoscere l’amore. Lo stesso che andando via mi ha fatto scoprire un amore più grande, quello per me stessa. Roberto, che mi ha dato la possibilità di scrivere nel blog, credendo anche più di me in quello che scrivevo. E dandomi la possibilità di fare qualcosa che aiutava me e gli altri allo stesso tempo. Rosalia e suo marito Salvatore, che ho conosciuto a Expo anche se viviamo tutti a Bologna. Lo stesso Salvatore che il giorno mondiale del diabete mi abbraccia come se abbraciasse sua figlia, facendomi chiedere a me stessa cosa avevo fatto per meritarmi quel abbraccio così paterno. Veronica, quella ragazza di Napoli, così lontana e allo stesso tempo così vicine. Vicine nel cuore. E alla fine, Olga. A lei (e alla sua famiglia) che li devo l’emozione di questi giorni. Una ragazza che in un certo modo mi ricorda me stessa. Uno perché sono due diabetiche a casa, ma di più per la sua storia in se. Di quello che sentiva, che sente. Non so quanto ne avremo parlato noi due su fb e whatsapp. E il suo messaggio dopo aver letto uno delle mie note, beh, rimarrà impresso nella mia mente…”Ciao Klau, ho appena finito di leggere le note che hai scritto. Mi sono venuti i brividi. Le cose che hai provato, che provi, i ragionamenti, tutto ciò che hai detto..sembra di star parlando col mio specchio. Cercherò di tenermi aggiornata per quando pubblicherai altre note, non farà bene solo a me, sicuramente.. in questo momento starai aiutando tante persone :)”…Beh, posso ammettere che pure adesso mi commuovono le sue parole. Però non è niente in confronto al dopo. Al convegno di settembre di Camillo Ricordi incontro i suoi genitori. Francesca e Davide devastati dal doppio diabete a casa. Quella coppia che parlando delle loro figlie mi fa immaginare i miei di genitori, quello che hanno passato loro a scoprire il mio diabete e poi quello di mia sorella. Loro che mi invitano a casa loro. Tra mille impegni di lavoro, mi danno 3 giorni di ferie. E per un istinto che non so spiegare, decido di andare da loro. Da Bologna a Salerno. Un viaggio che ne è valso la pena. Perché mi ha dato tanto. Dal primo abbraccio per il lungomare di Salerno dopo una brutta notizia, fino all’ultimo prima di partire. Mi hanno accolta a braccia aperte in casa loro, ci siamo raccontate le nostre storie. Mi hanno fatto vedere la loro vita. È stato un miscuglio di passato e presente. La speranza di un futuro migliore. La voglia di imparare qualcosa che non si conosce. Giorgia (sorella di Olga) che con i suoi 8 anni mi fa vedere il coraggio di fare da sola l’insulina. O che con la sua curiosità “usa” il mio micro. O le lezioni per la conta dei carboidrati e la sua frase convinta “tu dovresti fare la maestra del diabete”. O le gare per la glicemia migliore…Troppe cose. Troppe emozioni. E forse avrò sicuramente dimenticato a nominare qualcuno. Perché le persone che hanno fatto parte del mio percorso sono tante. Così come tante altre persone che ho incontrato nel mio percorso e hanno proprio dimenticato pure la mia esistenza. Però io non dimentico, nessuna persona, neanche quello che hanno fatto e significato per me. Perché queste persone, anche senza rendersi conto, mi hanno dato tanto…Mi hanno regalato emozioni che se non li avessi incrociato sulla mia strada, sicuramente non avrei provato. E come diceva qualcuno: c’è un motivo se le persone passano nella nostra vita. Così che grazie. Per tutto quello che mi avete dato e insegnato. Grazie per quello che mi avete fatto provare. Grazie per le emozioni…