Facciamo tutti come ci pare: a cominciare dal mangiare per poi adeguare in funzione del cibo i nostri comportamenti e pensieri, vestiti e alloggiamenti. Le stranezze si sa attirano e ci prendono: l’erba del vicino è sempre più verde e come una volta eravamo sedotti e venivamo convertiti al modo di mangiare nordico, angloamericano, oggi la misticanza alimentare, intesa come mescolanza e non insalata, ha preso la meglio sembra. Tra diete di ogni foggia e fattura, alimentazione macrobiotica, vegana, ayurvedica, cinese, thai, tex-mex, indiana e giapponese c’è da perdersi tra le imprese.
Dietologi, nutrizionisti, medici – veri o presunti – propongono tipologie sempre più diverse e improbabili: tempo fa avevo stilato, al momento, un elenco completo dei regimi alimentari passati e presenti a scopo salutistico, depurativo e per calare di peso.
Alla fine della fiera l’unica dieta veramente santificata e accettata dalla scienza medica è la “mediterranea”. La dieta mediterranea è un modello nutrizionale ispirato ai modelli alimentari tradizionali di tre paesi europei e uno africano del bacino del mediterraneo: Italia, Grecia, Spagna e Marocco, nonché a quelli similari delle regioni rivierasche di altri paesi limitrofi come Francia, Croazia, Slovenia e Turchia ed alle cucine maltese e cipriota.
La dieta mediterranea ha un elevato consumo di pane, frutta, verdura, erbe aromatiche, cereali, olio di oliva, pesce e vino (in quantità moderate) ed è basata su un paradosso (almeno per il punto di vista del nutrizionismo tradizionale): i popoli che vivono nelle nazioni del Mediterraneo consumano quantità relativamente elevate di grassi ma, nonostante ciò, hanno minori tassi di malattie cardiovascolari rispetto alla popolazione statunitense, nella cui alimentazione sono presenti livelli simili di grassi animali. La spiegazione è che la gran quantità di olio d’oliva usata nella cucina mediterranea controbilancia almeno in parte i grassi animali. L’olio di oliva sembra infatti abbassare i livelli di colesterolo nel sangue; si pensa inoltre che il consumo moderato di bevande alcoliche (in particolare vino) durante i pasti, sia un altro fattore protettivo, forse per gli antiossidanti contenuti nelle bevande alcoliche. Secondo lo studio, la dieta mediterranea diminuisce il tasso di mortalità della coronaropatia (malattia coronarica) del 50%. Inoltre la dieta mediterranea spiega che sarebbe meglio bere minimo 6 bicchieri d’acqua al giorno. Gli effetti positivi di tale regime alimentare sono estesi anche al prevenzione di importante patologie cardiovascolari e cerebrali, è nella dieta quotidiana con il diabete di entrambi i tipi 1 e 2 fornisce un buon contributo per il buon compenso della glicemia e il suo mantenimento.
Ma a dire il vero c’è un’altra dieta che fa da concorrenza alla pari con quella mediterranea: si tratta del regime alimentare dei Masai. Un normale pasto è a base di polenta bianca – ugali -, verdure cotte – mchicha in Tanzania e sukuma wiki in Kenya – patate e cavoli. La carne viene consumata in giorni particolari. Al mattino si mangia una specie di pastone ottenuto facendo bollire del miglio o della farina di mais nel latte. Si può inoltre trovare il chai, un tè cotto nel latte e acqua, spesso aromatizzato con del ginger. Il latte si beve, ma più spesso è lasciato fermentare e poi “mangiato”. L’assunzione di molti grassi non sembra avere effetti negativi, anche perché la maggioranza dei masai percorre un gran numero di chilometri a piedi ogni giorno. Inoltre, l’uso della corteccia di acacia – che contiene saponina – nella dieta, nella preparazione di zuppe o semplicemente masticata, migliora il livello di colesterolo nel sangue, e nessuno ha il diabete tipo 2.
Insomma alcune ulteriori indicazioni e conferme le abbiamo per capire cosa fare e quali azioni mettere in pratica così da vivere bene e in modo variato col nostro diabete, anche per chi non ce l’ha.