Martina Gombi

Sono Martina, ho 22 anni e fin da quando sono bambina ho il vizio di canticchiare in continuazione.

Prima di andare a letto, mentre ero in macchina con la mamma, mentre mangiavo con la nonna, mentre giocavo, mentre coloravo, mentre leggevo: io, semplicemente, cantavo.

E dato che passavo la maggior parte del tempo con mia nonna, che aveva passato la sua infanzia ad evitare le bombe della Seconda Guerra Mondiale, non c’è da stupirsi se la mia canzone preferita al tempo era Bella Ciao!

Già a tre anni con foga cantavo:

Una mattina…

Mi son svegliato..

Oh Bella Ciao, Bella Ciao, Bella Ciao, Ciao, Ciao!

Una mattina…

Mi son svegliato…

E ho trovato l’invasor.

A ripensarci adesso, forse la mia era una premonizione.

Perché pochi anni più tardi, anche io una mattina mi sono svegliata e ho trovato l’invasor.
Il suo nome è Diabete.

Era il 1 gennaio 2005 e io avevo solo 10 anni: quella mattina mi sono alzata e non ci vedevo, nel vero senso della parola.

Semplicemente, iI mio mondo era improvvisamente diventato sporco, opaco, appannato.

Per un mese circa io e i miei abbiamo girato ogni tipo di ospedale, ogni tipo di oculista e tutti ci dicevano la stessa cosa: ” Vostra figlia ha un’opacità a entrambi gli occhi, non capiamo cosa sia…dobbiamo fare degli accertamenti.”

Poi un giorno il primario del reparto di Oculistica dell’Ospedale Maggiore di Bologna ci dice:” Ok, vostra figlia ha la cataratta. E’ strano per una bambina della sua età perché di solito viene agli anziani, però è così. La operiamo questa settimana.”
Era il 1 di febbraio.

Cinque giorni dopo mi chiamano a fare gli esami pre-operatori e…tac! Glicemia a digiuno: 674! Chetoni come se piovessero! Esordio diabetico! Evviva!
Un’ambulanza mi porta d’urgenza al Sant’Orsola e vengo trasferita nel reparto di Endocrinologia Pediatrica.
Come arrivo, vengo accolta da un’infermiera con parole che credo non scorderò mai:

“Ma tu come hai fatto a non finire in coma?”

…Eh? Che coma? Cosa significa? Di cosa stiamo parlando?

Da lì è iniziato il mio percorso con il Diabete: un mese di ricovero, in cui ho imparato a fare le punture ( “Che figo, sono le siringhe dei drogati!” dicevano i miei compagni di classe che mi venivano a trovare), ho imparato a non mangiare la pasta con il purè,la pasta con il pane, la pizza con le patate – che era la mia preferita, mannaggia! – e ho imparato a forarmi le dita almeno 4 volte al giorno.

Se vi dovessi dire come l’ho presa, non saprei rispondervi: semplicemente, la presi.

Ok, ho il diabete.

Ok, il diabete è una malattia che non mi fa mangiare i dolci e altre cose.

Ok, per mangiare devo provare la glice.

Ok, per mangiare devo fare le punture.

Ok, faccio tutto, cosa ci sarà mai di tanto tragico?

…Ora però fatemi tornare a giocare, a correre, a colorare, a leggere, a cantare, che se non potessi fare quello allora sì che sarebbe tragico!

E, inspiegabilmente, a distanza di anni è così che continuo a prenderla.

Poi è ovvio, come tutti ho qualche momento di down.

Tipo quando, anche se faccio le stesse identiche cose, la glicemia fa un pò quello che le pare.

Tipo quando non ho voglia di provare la glicemia perché le mie dita sono un colabrodo.

Tipo quando gli altri mangiano la pizza e io un minestrone perché ho 300 e non è il caso di peggiorare la situazione.

Tipo quando una volta ho rischiato il coma ipoglicemico.

Però poi mi fermo un attimo a pensare, a pensare davvero, e dico che non è poi così male avere il Diabete: perché oltre a provare la glicemia, a far le punture, a non mangiare pizza, pasta e dolci, oltre a tutto questo, con il Diabete, e solo con il Diabete, ho imparato a prendermi cura di me stessa, ho imparato a fregarmene dei giudizi degli altri, ho imparato cosa significa la parola “Responsabilità”, ho imparato cosa significa la parola “Rinuncia” e ho imparato anche a vivere la Vita e a non darla per scontata mai, perché ogni suo attimo è importante.

Attraverso le mie parole, spero che anche voi riusciate a vedere il Diabete non tanto come un limite, ma come un accessorio in più che condisce la nostra vita e ci rende, a modo nostro, delle persone speciali.

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19 pensiero su “Una Martina mi son alzata…”
  1. Grazie Martina. Le tue parole mi hanno riportato all’esordio del mio diabete e ad affrontarlo come tu l’hai affrontato. Aggiugerei che se tutti i mali si potessero affrontare come si cura il diabete le malattie sarebbero meno cattive. Senza dimenticare che ci mancano le cellule beta, affrontiamo la vita nella maniera più piena. Io adesso ho 59 e 11 mesi e non mi arrendo. Ciao

  2. Ciao Gianni! Non ci si arrende mai, abbiamo il dovere morale di prenderci cura del nostro corpo che, poverino, funziona un pò a metà! Un abbraccio grande, a presto!

  3. Brava Martina: in modo chiaro e completo, nonché umano e simpatico, hai saputo comunicare il diabete giovanile a chi non ne sa niente come me. Spero continuerai ad allietarci coi tuoi scritti in questo blog o altrove. Grazie e auguri di Buon Natale e felice anno nuovo! Alessandro

    1. Purtroppo ho letto solo ora il tuo commento Alessandro, spero che i ringraziamenti di cuore valgano lo stesso anche a distanza di qualche mesetto.
      Sicuramente continuerò a scrivere per il blog, magari un giorno (spero!) mi vedrai anche in qualche libreria!
      Un abbraccio fortissimo,

      Martina

  4. Sei una finestra aperta sul mondo, un mondo nuovo e vero, le tue parole sono accese, così luminose che illuminano il cuore. Grazie Martina!

    1. Grazie Luisa,

      Non sai quanto mi illumini il cuore invece il tuo commento, che ti ammetto mi ha fatto emozionare un pò…quindi, grazie di cuore a te Luisa!

  5. Basta poco per sorridere, un gesto semplice che ti fa sentire importante. In quel momento ti senti forte, qualunque cosa fai, sai già come farla; padrone in qualunque situazione. Anche un messaggio o una parola possono esserti di aiuto o semplicemente ti danno quel qualcosa che ormai ti manca. Grazie Martina Gombi

    1. Caro Giovanni,

      Il mio sogno nel cassetto, che tu ci creda o no, è sempre stato quello di aiutare gli altri attraverso l’unica cosa che davvero amo fare, ovvero scrivere: spero di riuscire a darti “quel qualcosa che ormai ti manca” anche in futuro, nel frattempo grazie per avermi aiutato a realizzare il mio piccolo sogno nel cassetto.

      Un abbraccio fortissimo,

      Martina

  6. Domanda: ma i diabetici lo possono bere il martini? Perché se la risposta è sì allora offriamo un martini alle due Martina. Siete SUPER!!!!!!!!!!!!!!!!!!! Vi LOVVO!

    1. Ciao Germano,

      Noi diabetici possiamo fare tutto, anche bere il Martini! Ci facciamo un pò più di insulina e passa la paura! 😉
      Grazie davvero, in attesa del Martini ti abbraccio forte!

  7. Grazie, è sempre bello e gratificante quando qualcuno crede in te. Una forza nasce, cresce e ti rende forte, trovando la forza di non mollare. Siete stupende e ci fate tanta compagnia!

    1. Cara Assunta,

      Le tue bellissime parole mi commuovono.
      Grazie a te per leggermi e per alimentare quella forza di cui anche tu hai parlato!

      Un abbraccio,

      Martina

  8. La vita purtroppo mi ha fatto un orribile scherzo, ma grazie a voi amici riesco a superare tutto. Grazie alla vostra compagnia, che ogni giorno mi regalate. Voi siete la forza che riesce a sostenermi e farmi andare avanti ogni giorno. Grazie di cuore per aiutarmi a non mollare, senza di voi il mondo mi cadrebbe addosso. Grazie Il Mio Diabete Grazie Ragazze Ragazze!

    1. Ciao Rosa,

      Vedi il lato positivo: questo “scherzo” che ha colpito me, te, e molti altri qui sopra, non dev’essere poi così tanto orribile se ci ha permesso di conoscere persone così belle come te.
      Veramente orgogliosa di far parte di quei pilastri che ti permettono di reggere il tuo mondo!
      Un abbraccio,

      Martina

  9. Scrive la mente
    scrive la mente scossa,
    scrivi mente pazza
    non sai dove rifugiarti!
    Qui trovi la tua pace
    qui il tuo Eden.
    Grazia Martina!

    1. Una volta mi hanno detto che per scrivere bisogna aver avuto un trauma di quelli che ti cambiano la vita e nemmeno te ne accorgi, di quelli che corpo e mente sono concordi nel nascondere a te stesso perché sarebbe tutto troppo pesante da sopportare: così la scrittura serve un pò a questo, a ricordarti ogni tanto che quel qualcosa dentro di te c’è, è vivo e rimane.
      Ma come dici tu, Giorgio, è proprio nella scrittura che, oltre al ricordo, la mia mente trova contemporaneamente anche il suo rifugio e il suo Eden.

      Grazie davvero per avermi capita.
      Un abbraccio fortissimo,

      Martina

  10. Accadono cose che sono come domande,
    passa un minuto oppure anni,
    e poi la vita risponde.
    Alessandro Baricco
    La dedico a voi giovani donne coraggiose
    Amanti della vita perché il male serve per
    esaltare il bene e liberarci dalle catene
    Della malattia

    1. Castelli di Rabbia è da sempre il mio libro preferito perché l’ho sempre trovato molto “mio”.
      Il messaggio che lascia il libro è lo stesso messaggio che cerco di esprimere attraverso le mie parole.
      La vita spesso sembra un insieme di cose caotiche e senza un collegamento logico e nient’altro, ma alla fine invece risponde sempre: le risposte spesso arrivano così, semplicemente accadono proprio come la vita stessa, che diventa incredibilmente sensata proprio nella sua insensata casualità.
      Come ho scritto in un altro post, ” è’ il coraggio della tenerezza e la tenerezza del coraggio, ciò che mi piega sempre un pò la punta del cuore; ma è sicuramente il coraggio di una scelta ciò che più di tutti mi emoziona”: come hai detto tu, senza il “male” del diabete probabilmente non avrei mai scelto di amare la vita e me stessa come invece ora scelgo di fare.
      E’ questa la risposta che la vita, alla fine, mi ha dato.

      Un grazie infinito,

      Martina

  11. Ed è bellissimo quando le persone ti ringraziano per cose che ti sembrano niente. Una parola buona, un sorriso, un abbraccio o qualsiasi altro gesto che dimostri che ci tieni a loro, che vorresti aiutarli, che li faccia sentire speciali. E capisci che quel “grazie” ti aiuta a capire il senso della vita. Ti rendi conto che non sei in questo mondo inutilmente. Che hai un compito e che non hai il diritto di mollare. Ti fa capire che non ci vuole chissà che per essere felice. Che tante volte basta un “grazie” e la vita diventa più bella. Grazie Martina

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