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«I miei sannyasin celebrano anche la morte perché per me la morte non è la fine della vita ma il suo estremo crescendo, il suo climax, il suo apice. La vita deve essere vissuta per essere conosciuta. Ti è stata data la possibilità di vivere. È un dono che la natura ti fa. Non è una punizione; è semplicemente un dono dall’esistenza. Gioiscine, e fai bruciare la candela della tua vita fino in fondo!

Vivi il più intensamente possibile, e il sapore della vita ti darà un indizio del perché la morte non deve essere temuta. Nella mia religione la morte è celebrata perché non esiste morte alcuna. E celebrare la morte ti aiuterà a comprendere questo: non c’è nulla nella vita di cui aver paura, se la morte è una celebrazione; infatti, cos’altro potrebbe spaventarci? E se puoi celebrare la morte hai raggiunto la maturità.»