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Da dove proviene la filosofia/ teologia dello stile di vita sano? Forse non tutti lo sanno ma la genesi del moto vita e salute è partita con forza durante il periodo del proibizionismo dalla chiese e sette evangeliche degli USA come, ad esempio, Gli Avventisti del 7° giorno, Testimoni di Geova, Esercito della Salvezza, Mormoni, Battisti e Metodisti. Poi il cammino di pari passo della ricerca scientifica in campo medico a fatto il resto e il moto salutista a preso man mano piede in tutto l’occidente ed ora anche nelle altre aree del mondo.

Ciascuno di noi ha il proprio stile di vita e cercare di disciplinarlo a livello universale sotto schemi più o meno definiti è quanto meno utopica, assurdo. Lo stile di vita è definito come il modo di sentire se stessi all’interno della realtà di cui facciamo parte, ossia la vita, considerata come insieme di fattori biotici e fattori abiotici. Ecco a maggiore ragione tale pensiero è individuale, ossia mutevole da persona a persona e conseguenza di numerosi fattori sociali come la stima di sé stessi e la convinzione dei propri mezzi. I temi sociali rivestono un’importanza prioritaria nel concetto di stile di vita poiché i principali problemi dell’essere umano, incluso quello dell’appagamento dei bisogni individuali, si riflettono in problemi di relazione con gli altri, senza i quali l’uomo non può essere considerato nel suo insieme.

Ladder stile in Snowdonia

Noi con il diabete sappiamo di avere dei punti fermi sotto il profilo della traduzione pratica del concetto di corretto stile di vita come: controllo della malattia (glicemia, terapia insulinica e orari equilibrati), un’alimentazione completa ma senza eccessi, attività fisica moderata ma costante. Per il resto dal punto di vista pratico, esistono diverse correnti di pensiero volte a definire un corretto stile di vita, cercando dunque di giungere a un’interpretazione oggettiva e dunque svincolata da variabili individuali. Si sente spesso parlare di persone convinte di seguire lo stile di vita migliore, tuttavia non sempre coincidenti per via del fatto che ognuna ha proprie esigenze, variabili a seconda delle abitudini. Basandosi tuttavia su alcuni dati scientifici è possibile giungere a una definizione piuttosto precisa di “corretto stile di vita”, basato soprattutto sulla durata della vita media.

Secondo il rapporto del 2002 (aggiornato nel 2012) dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS o WHO in inglese), esistono alcuni fattori di rischio in grado di influenzare concretamente e in modo negativo la durata della vita di un uomo. Di seguito sono riportati i dati relativi alla perdita di anni dovuta a fattori di rischio nei paesi industrializzati:

15,6 Glicemia scompensata

12,2 Tabagismo

10,9 Ipertensione

9,2 Alcol

7,6 Ipercolesterolemia

7,4 Sovrappeso

3,9 Ridotto consumo di frutta e verdura

3,3 Sedentarietà

1,8 Sostanze illecite

Bisogna precisare che questa ricerca tiene conto di un fattore alla volta, non correlandolo dunque agli altri, pertanto il loro effetto simultaneo va considerato come una somma dei valori, aggravando dunque la situazione di chi rientra in più categorie. La voce di nuovo inserimento con il recente aggiornamento riguarda appunto la pesante incidenza della glicemia fuori controllo rispetto alla perdita di aspettativa di vita. Una ragione in più, e non la sola, per tenere a regime il nostro diabete fin che si è in tempo.