Siamo nell’era delle nuove tecnologie, del digitale, della telemedicina? A chiacchiere sì, nei fatti no, o almeno non del tutto per quanto riguarda il cittadino, il paziente, il malato. E naturalmente il mondo diabete rientra in questo discorso, esempio pratico: tutti i nostri dati possono essere, sono trattati in maniera digitale: bene perché allora i medici, di base e no, sono ritrosi ad utilizzare questo percorso? Tante volte ho detto ai miei diabetologi che sono disponibile ad inviare i dati del mio diario glicemico in formato elettronico, ma si sono sempre sentito dire che tecnicamente non è possibile, quando invece sulla loro scrivania campeggia un bel PC collegato in rete, internet e via digitalizzando. Problemi? Bah! La stessa esperienza la sto vivendo con il medico di base, di famiglia che dir si voglia. E dire che tutto questo contribuirebbe ad aiutare la professione sanitaria, soprattutto in casi complessi, che richiedono una valutazione multidisciplinare. Tirando le somme quando leggo articoli e dichiarazioni, come quelle rilasciate da Moruzzi (direttore del CUP – Centro Unitario di Prenotazione esami e diagnostica dell’Emilia-Romagna) che afferma: Il medico? Sarà sempre on line, entro l’anno il progetto che collegherà tra loro i camici bianchi; allora sarebbe già un buon risultato che sapessero, i camici, almeno usare la posta elettronica, perché tutte le volte che insisto a mandargli qualche documento mi dicono che o non ce l’hanno, oppure non la sanno usare. Continua la contraddizione umana di aspirare a semplificare il decorso delle cose, ma nella pratica a conservare la loro complessità.