Una delle preoccupazioni che danno ansia nella vita col diabete è l’essere presi da una perdita di coscienza per ipoglicemia fuori di casa, in auto o in ogni modo al di là di un contesto conosciuto. In questi casi la condizione che rende palpabile la difficoltà, di vivere l’ipoglicemia è data dalla riconoscibilità della stessa da parte di altre persone, dai soccorritori stessi. Certo in tasca dovremmo avere sempre un tesserino rilasciato dal centro di diabetologia che dichiara l’essere diabetico, ma con tutte le carte e documenti che una persona ha nel portafoglio, in condizioni di emergenza diventa magari difficile trovarlo immediatamente. Negli USA molti diabetici fanno uso di placche appese al collo o braccialetti allacciati al polso con sopra scritto: sono diabetico e cosa fare in caso di perdita di coscienza. E questo è un percorso già più praticabile. Ma perché allora non immettere il dato sanitario del diabete direttamente nella carta d’identità o nella patente? Questo semplificherebbe, secondo me, la vita del diabetico e di chi si trova a soccorrerlo nell’identificare la condizione patologica così da attrezzare il pronto e adeguato intervento. L’obiezione che si può sollevare all’interno di questo argomento riguarda la tutela della privacy nella sfera della sensibilità dei dati sanitari; ma ritengo l’eccezione funzionale alla non derogabile necessità di salvare prontamente una vita. Le considerazioni fin qui fatte sono delle belle idee, il problema però è di fare i conti con la realtà del nostro paese, che non aiuta a fare sistema; quindi ritengo che proposte di questo genere possano fare molta fatica a realizzarsi.
P.S.: La tessera sanitaria plasticata che tutti abbiamo in tasca, secondo gli intendimenti del governo che a suo tempo la lanciò, doveva contenere al suo interno tutti i dati sanitari del cittadino possessore (vedi anche diabete), poi come al solito dalle nostre parti la montagna partorisce il topolino, e tutto è rimasto come prima.