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Nei giorni scorsi ho letto un dispaccio dell’agenzia Reuters circa l’aumento dei costi economici per la sanità provocati dal diabete tardivamente diagnosticato: un problema irrisolto e sempre più presente nel nostro tempo. Si perché più tardi viene scoperto il diabete e le sue condizioni si fanno difficili, con l’insorgere  di complicazioni patologiche (vedi problemi alla vista, reni e cuore); con un relativo carico di oneri per la terapia e la diagnostica a carico dell’erario e del malato. Che fare? Una prevenzione massiva è pressoché impossibile, un esempio positivo l’ho trovato  presso la regione Marche, (nell’ambito della campagna per il buon compenso glicemico) dove ogni anno fanno un controllo preventivo della glicemia al personale regionale, e prendendo spunto da questo esempio si potrebbero identificare delle fasce di popolazione su cui mirare l’attenzione: aree di età a rischio, in particolare tra i 50 e 60 anni e con attività di carattere sedentario, potrebbero già essere dei punti di riferimento. Il problema di fondo risiede nel non lasciare le iniziative circoscritte in un ambito sporadico, ma renderle diffuse e costanti nel tempo.