Alti e bassi

I  giorni passati hanno visto il mio diabete mantenersi sul un livello medio – alto di compenso glicemico (175 mg/dl). Il fattore  che ha determinato questo genere di risultato è stato l’ennesimo evento ipoglicemico e quindi il conseguente sbalzo iperglicemico nei valori riportati dall’autocontrollo domestico. Che dire: una situazione che si ripresenta con regolarità nel tempo e non rappresenta di per sé una novità nel panorama del diabete e nella mia vita, anche se può far piacere ritrovare a livello medico – scientifico delle informazioni che già di mio avevo osservato sul campo ormai da molti anni in qua; e mi rifaccio ad un articolo a firma di Eugenio Müller dal titolo:  L’iperglicemia “ricordata” dal corpo – Le complicanze nel diabete e la “memoria metabolica”: alcune spiegazioni.; pezzo apparso nel supplemento “Repubblica – Salute del 2/7/09.  Da questo saggio desidero riprodurre un passaggio Una interpretazione della apparente discrepanza tra glicemia e incidenza e gravità di complicanze diabetiche è quella che è stata denominata “memoria metabolica,” il concetto, cioè, che l’iniziale (micro)ambiente glicemico venga “ricordato” negli organi bersaglio (occhio, rene, cuore, estremità). Cani resi diabetici e posti dopo 2 mesi sotto stretto controllo glicemico, dimostravano scarsa compromissione della retina; ma se il controllo della glicemia avveniva dopo 2,5 anni, i cani avevano retine fortemente deteriorate. Simili risultati si ottenevano nell’uomo, portando a concludere che il controllo metabolico precoce consegue effetti benefici sia nel diabete di tipo 1 che 2. In conclusione al momento l’unica via praticabile e percorribile per cercare di limitare i danni provocati dallo stress ossidativo dell’iperglicemia, rimane il controllo e l’autocontrollo della glicemia.