Oggi parlare di diabete esce anche dalle orecchie: sono tante le volte in cui ne sentiamo l’evocazione o leggiamo articoli che c’è un tale eccesso superato solo a livello di dilagamento mediatico da Berlusconi. Ma in tutto questo ci sono ancora dei coni d’ombra e riguardano l’esordio del diabete durante l’infanzia e l’adolescenza, un momento in cui gioco forza svolge un ruolo determinante la mamma e il papà, tant’è che per la loro immersione nel conflitto algebrico con la vita del giovane diabetico diventano a loro volta diabetici per simpatia. Nella settimana in cui autocelebro i miei 47 anni di diabete voglio ancora una volta stigmatizzare il ruolo positivo di tante famiglie nella cura dei figli diabetici, sì perché la patologia in questione viene dal popolino spesso sminuita di peso in quanto priva di “effetti speciali” come: orribili deformità e altro, quando invece l’impatto della medesima sulla salute in età giovanile può essere molto pesante, se non devastante, qual’ora la condizione diabetica fosse lasciata andare. Come sanno molto bene i genitori e i diabetici tipo 1 non più giovani durante l’accrescimento c’è una lunga fase di tribolazione e lotta continua con ipoglicemia, iperglicemia e cheto acidosi improvvise, a cui si aggiunge, oltre al malessere dei figli, il loro disagio, nervosismo e irrequietezza, solo per fare alcune esempi. Lo stato di cose fa necessariamente rendere grazie e merito a questi genitori che, in aggiunta, sono spesso lasciati soli ad affrontare i problemi