Cosa c’è oggi, la compagnia di un giorno che viene nel diario di un diabetico ? Attraverso le righe scritte e le parole dette, i percorsi compiuti assieme a quelli ancora da compiere, c’è la costante e presente lotta con la glicemia che viene e va, su e giù,  sembra una marea: a volte bassa altre alta, in alcuni momenti so il perché mentre in altri no. E il divenire di oggi come ieri, anche se le tecnologie mi sono d’aiuto, alla base del tutto, del diabete e dell’essere diabetico vi è sempre il costante confronto con lo zucchero nel sangue. Sì non da bere ma da mandare giù, assimilare fino in fondo.

Un  cubo di rubik che non mi viene mai la voglia di risolvere, sarà perché mi piace vincere senza impegnarmi, oppure non sono fatto per giochi cervellotici. Tutto questo peregrinare mentale tra le pieghe di cifre e grafici tesi a mostrare le ondulazione del compenso glicemico trascina un elemento sempre presente e assillante: la rottura della misura. E’ normale, ritengo, sfociare in attimi, più o meno lunghi,  di scoramento e stanchezza davanti alle cifre di una condizione patologica, per usare un termine gergale, condizione di vita, per dirla in modo più dolce, oppure per quello che veramente è: una malattia cronica, il diabete, uguale nel nome e diversa per ciascuno di noi.

L’altra certezza che emerge dal tempo del diabetico è l’essere ognuno di noi unico anche nella vita e nei problemi con la malattia: tra i tanti dubbi posti dalla patologia l’unico dogma e certezza insita dentro ogni persona è l’essere proprio nei sintomi, diagnosi e gestione terapeutica, stile di vita , alimentazione. Uno sfogo questo mio non mi interessa sapere se originale, ma certamente voluto per uscire dal banale ottimismo contemporaneo di facciata e vedere le cose della vita con le giuste sfumature e variabili presenti ogni attimo del nostro tempo. Con la forza sempre di guardare avanti.