Il mio menage con sensore glicemico a volte diventa ossessionante esempio: domenica scorsa l’ho rimesso e nel giro di ventiquattro ore i dati forniti era completamente scalibrati rispetto alla comparazione di controllo con il glucometro, mi sarò bucato non so quante volte le dita per tenere monitorata la situazione, poi a distanza di ventiquattro ore dall’innesto e all’ennesimo errore di calibrazione l’apparecchio mi dice di cambiare sensore. Siccome mi trovavo a lavorare ho aspettato il ritorno a casa la sera per poterlo fare. Non è la prima volta che mi succede ciò come ho già avuto modo di scrivere in questo blog.
Per me che non ho tatuaggi né piercing faccio in modo di considerarlo tale la conchiglia con la cannula sottopelle, almeno fin quanto la cambio. Certo che dopo tutte queste peripezie calibrative e di maneggiamento vario per farlo andare vengo alla seguente conclusione: prima di affidare a un diabetico tutta codesta strumentazione occorre sottoporlo anche a un test psicologico, si perché se risulta fragile di nervi c’è il rischio di veder partire il trasmettitore del sensore in orbita attorno alla terra.
Il giorno seguente col nuovo sensore i momenti di autentico rompimento continuano, anche se in tono minore: una prima volta perde il segnale, poi i dati della glicemia sono sballati, quindi disconnetto e riconnetto il tutto per poi riuscire a normalizzare la faccenda, ma con quanti sobbalzi! Spero ardentemente che la nuova versione di tale prodotto sia veramente più affidabile rispetto a quella da me impiegata, sia come risultati della glicemia, sia per quanto riguarda l’invio dei dati.