Il tempo è una componente fondamentale nella vita umana, rappresenta l’unità di misura con cui regolare  ogni parte del nostro agire e senza la quale tutto sarebbe lasciato al caso e senza un ordine primario. Il diabete più di ogni altra condizione o malattia ha bisogno delle unità temporali per cercare di regolare al meglio la curva glicemica, e se la medesima prende una direzione sbagliata occorre non perder tempo per farla tornar in ordine.

La giornata di un diabetico è scandita solitamente dalla cifra 4 che sta per i controlli della glicemia da fare prima dei pasti principali e di andare a dormire nonché le iniezioni d’insulina da effettuare in occasione dei vitti.  La stessa cosa avviene fondamentalmente anche per coloro che utilizzano il microinfusore d’insulina, salvo poi avere una dinamica di gestione del farmaco più duttile e spalmabile nel tempo a seconda del carico di carboidrati oggetto dell’alimentazione a pasto.

In un futuro prossimo con l’avvento del cosiddetto pancreas artificiale il calcolo e gestione umana della regolazione d’insulina sarà, si spera, un ricordo per chi appartiene alla generazione, come me, dei “siringofili” per dirla simpaticamente con un neologismo. La macchina artificiale dovrà regolare quanto non è in grado di fare l’organo naturale: la stabilità della glicemia riuscendo con algoritmi adeguati a distribuire il giusto apporto d’insulina e qualora lo zucchero tenda a scendere (ipoglicemia) a distribuire la quantità necessaria di glucagone per impedirlo; ecco in estrema sintesi è quanto stiamo aspettando e i progressi nella direzione giusta sono solo agli inizi come si potrà notare guardando il filmato made USA sulla fase sperimentale dell’organo “bionico”.  E la sfida è grande per tutti i campi della ricerca poiché qui si tratta di far funzionare un componente esogeno in grado di interpretare i meccanismi biologici di una parte del sistema endocrino e fare conseguentemente le cose giuste per mantenere l’obiettivo, insomma il primo livello verso lo sviluppo di macchine cogenti interagenti, cosa ben diversa dal punto di vista biomedicale del cuore artificiale, ad esempio, il quale è solo una pompa che aiuta il cuore ma non lo sostituisce.

La ragione di questa mia ulteriore digressione sul tema pancreas artificiale si è resa necessaria poiché dalle recenti notizie divulgate in ogni dove sembra che l’avvento dello strumento sia imminente, di vero ad ora c’è l’avvio della fase sperimentale su un campione selezionato di diabetici, e prima di arrivare alla sua concretizzazione ci vuole ancora tempo, ma è già importante sapere a che livello siamo.

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