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controllo glicemia
controllo glicemia

Nonostante i miglioramenti nella tecnologia, quasi il 70% dei pazienti con diabete di tipo 1 continua a non scaricare i propri dati della glicemia, lo fa regolarmente solo il 12% e comunque omettendo spesso la revisione degli stessi secondo una indagine ripetuta recentemente dalla Società Americana di Endocrinologia.

“I nostri risultati mostrano che pochissimi pazienti stanno rivedendo i loro dati del glucosio e insulina per conto proprio, in parte a causa della difficoltà a lavorare con gli attuali strumenti a disposizione, così come la mancanza di comprensione di ciò che a che fare con le informazioni ricavate, ” ha dichiarato alla platea medica Denise C. Wong , diabetologo, della University of California San Francisco, nel corso della riunione congiunta del Congresso Internazionale di Endocrinologia. “Come operatori sanitari di diabetologia dipendiamo dai dati conservati e riprodotti dai dispositivi per il controllo dei parametri glicemici e affini affidati ai pazienti per aiutarli a valutare le loro decisioni sul cibo, l’attività, e le dosi di insulina, e usare i dati raccolti per aiutarli a formulare raccomandazioni terapeutiche per il futuro. La retrospettiva dei dati è importante per la gestione ottimale del diabete, abbiamo effettuato questo studio per avere una idea migliore di come spesso i nostri pazienti si gestiscono da soli.”

La Wong ha presentato i dati di uno studio trasversale di 155 pazienti (età media 29,5 anni) con diabete di tipo 1 per l’uso dei dati prodotti dai glucometri (97%), microinfusori (68%) e dal monitoraggio continuo del glucosio (CGM, 28% ); molti utilizzano più di un dispositivo.

La Wong ha detto che i partecipanti hanno offerto vari motivi a giustificare il mancato utilizzo dei dati: il medico non lo ha chiesto, il paziente non sapeva che era una opzione, al diabetico mancava il software necessario, il paziente non sa scrivere, alcuni si sono etichettati come “pigri” o, semplicemente, non erano interessati all’utilizzo delle informazioni.

I più propensi a farlo, e la cosa non meraviglia, erano gli utenti con sensore.

“Nota di colore: il più assiduo utilizzatore e scaricatore di dati era anche il più vecchio di diabete tipo 1 (40 anni)” ha detto la Wong, rimarcando il dato oggettivo di come, senza un monitoraggio e valutazione costante dei dati si finisce per avere una scadente compensazione glicemica e HbA1c.

Infine un obbiettivo prioritario sta nel rendere la gestione dei dati più facile per i pazienti da ottenere, il miglioramento dell’hardware del dispositivo o senza il trasferimento dei dati ai dispositivi come smartphone, rendendo gli attuali software più facili da usare in modo che i pazienti possano meglio comprendere le implicazioni di dati, sono alcuni modi che la Wong ha suggerito per aiutare i pazienti a migliorare i risultati, insieme con i medici che li assistono

“Forse l’impiego di modalità migliori per acquisire e presentare le informazioni in modo più intuitivo li aiuterà, e proprio per questo siamo interessati ad approfondire la materia in studi futuri”, ha concluso la Wong.