Oggi riprendo le pubblicazioni dei post nel blog, ma per fortuna siamo una squadra e ora come nei giorni precedenti gli altri colleghi hanno coperto bene lo spazio con novità, approfondimenti e riflessioni che possono piacere o meno offrono lo specchio della realtà, senza infingimenti, con il diabete.
Si vive si muore anche di diabete tipo 1 e tipo 2 certo, la settimana scorsa tra blog e siti, social network ci sono stati milioni di commenti e post per la scomparsa della bimba di 5 anni negli USA, Kycie Jai, la triste storia risalente a qualche mese fa, riguardo la mancata diagnosi del diabete di tipo 1 (scambiato dal pediatra per influenza) con conseguente chetoacidosi, coma e danni cerebrali irreversibili: purtroppo la povera bambina è morta l’11 luglio dopo una lunga agonia a causa del DT1. Si vive e si muore con alterne fortune e fattori soggettivi, di alcuni casi si impara qualcosa ma la stragrande maggioranza resta a concludere il suo ciclo di vita nel silenzio. Lungo il percorso dei miei ne ho visti di casi analoghi e io stesso sono andato molto vicino a morire in diverse occasioni dall’esordio della malattia fino ai 20 anni, non mi dilungo, ma per usare un perifrasi “teologica” dovevo essere troppo stronzo per interessare il triste mietitore e così mi ritrovo qui da qualche a disseminare spunti e fagioli tra il blog e i social. Si vive e si muore di diabete tipo e 2 con l’ennesima tragedia effetto dell’immigrazione, o forse sarebbe meglio dire esodo, di intere popolazioni in fuga dalla guerra e miseria da un parte d’Asia e dall’Africa e Sud America, e l’ultima vittima in ordine cronologico è stata una bimba di 10 anni siriana, come prima una adolescente egiziana private per giorni dell’insulina. Ecco di questi fatti come di altri alcuni si indignano, molti se ne fregano poi passata la burrasca si tornerà alla solita ignavia di tutti i giorni. E’ la vita, è la morte: mors tua vita mea.
E mentre luglio fa il giro di boa chi scrive sta facendo il tagliando di routine per l’accumulo di visite specialistiche necessarie a due patologie autoimmuni coabitanti del mio corpo: artrite reumatoide e diabete. Tradotto: esami del sangue per vari marcatori tra cui l’HbA1C e radiografie, elettromiografia, tutto sto pacchetto diagnostico sarà pronto in vista della visita reumatologica del 28 luglio e diabetologica del 6 agosto.
Ma intanto si conferma la regola del non c’è due senza il tre, e riguarda le mie ossa. Già all’età di vent’anni mi venne trovata una esostosi (tumore benigno) al ginocchio destro, poi undici anni fa una cisti ossea (altro tumore benigno) nella scapola destra, per la quale non riesco ad alzare completamente l’arto. Ed ora infine un’altra cisti ossea nel lato sinistro del bacino, ma la cui definizione (benigno o maligno) deve essere stabilita tra quattro mesi con una ulteriore radiografia poiché non ne ho mai fatti di raggi in questa parte del corpo.
E nell’attesa degli esiti routine e sviluppi delle novità rientranti nell’apparato scheletrico affronto con serenità e continuità le attività solite. La vita è anche fatta di queste cose e momenti.
Come avevo scritto altre volte in termini di priorità il diabete ora sta in fondo alla classifica poiché riesco a gestire bene la glicemia e evitare l’ipoglicemia grazie al microinfusore con sensore. E sono certo di ottenere una HbA1c migliore rispetto all’ultima volta ovvero con 7 come valore. E si va avanti.