Ieri nel tranquillo paesino di Merano è stato messo agli arresti un quattordicenne, accusato di aver rubato e distrutto nanetti di terracotta, scagliandoli contro alcune abitazioni. Interrogato ha confessato che il motivo dell’atto sarebbero le prese in giro dei suoi compagni di scuola riguardo la sua statura, perché “il più piccolo di tutti”, ed i continui tormenti di bravacci che gli rubavano la merenda e lo prendevano sempre a botte. Così stufo di questi soprusi dopo aver a lungo trattenuto la sua frustrazione, in uno scatto di rabbia, per ripicca, per ironia è diventato prima “ladro di gnometti da giardino”, poi a sua volta teppista, scagliando questi ultimi contro le porte delle case dei suoi persecutori. Non essendoci ulteriori imputazioni a suo carico gli inquirenti ed il giudice hanno creduto alla sua storia, il ragazzino sconterà solo un mese di lavori socialmente utili, ma i suoi genitori giurano vendetta. La domanda che tutti ci poniamo è: “Si prospettano in futuro ulteriori lanci di nani?”
(dal Dolomiten del 14/8/2015)
Ecco sono un essere insensibile di fatto, ovvero sia mentalmente, emotivamente che ora anche fisicamente: dopo più di 50 anni di diabete il dato è tratto! La neuropatia autonomica ha leso i miei circuiti nervosi così bene da non permettere il riconoscimento di uno degli eventi più gravi nella vita di un diabetico: la crisi ipoglicemica. L’ipoglicemia, narrata in questo spazio molte volte, finisce per farti perdere conoscenza o comunque non essere padrone del tuo corpo e volontà con possibili conseguenze pericolose per il soggetto e tra esse anche la morte.
Oggi si tende a minimizzare la cosa anche perché l’uomo progredito non è tale senza essere alla guida dell’automobile e proprio mentre pratica questo esercizio costituzionale è accaduto a qualche diabetico di cadere in ipoglicemia mentre era al volante e perdere il controllo della vettura.
Ma il vero punto che stride con tutto questo è un altro: come ormai avrete capito nel descrivere e parlare del diabete non uso mezzi termini, edulcorate parole per fare il diplomatico un poco empatico, un poco ruffiano. Uso, impiego un linguaggio diretto perché, come dice il proverbio: a buon intenditor poche e schiette parole. Il diabete se scompensato non un giorno ma anni e decenni interi presenta il conto, non dimentica e questo è nel mio caso: quanto trascritto sin qui è solo un aspetto dell’insieme della mia vita con il diabete. Così chi vuole fare un’altra strada e migliore sa meglio come regolarsi, forse, è sempre una questione di buona volontà.
Ma tornando alla questione di fondo: l’ipoglicemia, il fatto allarmante è non solo la mancanza di sensibilità verso la sua insorgenza sia da parte mia come di chi mi sta vicino ma il suo perdurare nel tempo ovvero la costante discesa della glicemia senza interventi di blocco e ripristino può avere anche conseguenze fatali.
Si dirà che trattasi di fenomeni residuali o comunque eccezionali, vero come no in relazione alla storia clinica e patologica del soggetto e dalla presenza di altre complicanze cardiovascolari. Tale rivalutazione la ricavo proprio alla luce di una sequenza ravvicinata di eventi con ipoglicemia veri e segnalati dal sensore con tanto di sospensione dell’erogazione dell’insulina e per fortuna che lo avevo addosso e funzionava a regola. Proprio in funzione dell’accaduto proviamo a pensare cosa sarebbe potuto accadere senza.
Per ora si va avanti ma tali manifestazioni non possono essere tralasciate e se c’è occorre trovare una soluzione.